"Domani al Senato si aprirà la discussione sul ddl sull’autonomia differenziata. Una data storica, al pari del 22 ottobre 2017 in cui si è celebrato il referendum consultivo nel Veneto. Le amministrazioni regionali con l’autonomia ridurranno la distanza tra il potere decisionale e il cittadino, una grande opportunità per fare verificare e apprezzare la loro efficienza. È la vera rivoluzione che attendiamo da decenni, l’occasione per traghettare la Repubblica verso la modernità con coerenza con i suoi principi fondativi contenuti nella Costituzione. Ringrazio ancora una volta il ministro Calderoli, la Premier e l’Esecutivo".

Questa la dichiarazione di una settimana fa del presidente della regione Veneto, il leghista Luca Zaia, in relazione all'approdo nell'aula del Senato sulla legge che, in pratica, consegna alle regioni che ne faranno richiesta la possibilità di amministrare tutti i settori pubblici del proprio territorio, oltre la sanità.

Con 110 voti favorevoli, 64 contrari e tre astensioni, l'Assemblea di Palazzo Madama, martedì 23 gennaio, ha approvato il ddl n. 615 d'iniziativa governativa, collegato alla manovra, sull'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, incardinato nella seduta di martedì 16 gennaio nel testo proposto dalla 1a Commissione e illustrato dai relatori sen. Della Porta e Tosato.

Il provvedimento si compone di 11 articoli. L'articolo 1 indica le finalità dell'intervento normativo; l'articolo 2 stabilisce una clausola di limitazione delle intese da parte del Presidente del Consiglio per assicurare la coesione nazionale; l'articolo 3 rafforza il ruolo del Parlamento nella determinazione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni); l'articolo 4 garantisce l'uguaglianza dei LEP su tutto il territorio nazionale; gli articoli 5 e 6 regolano rispettivamente le modalità dell'intesa e il trasferimento delle funzioni dalle Regioni agli enti locali; l'articolo 7 contiene una clausola di supremazia statale: l'articolo 8 riguarda la Commissione paritetica di valutazione degli oneri derivanti dalla delega di funzioni alle Regioni; l'articolo 9 stabilisce che le intese non devono pregiudicare l'entità delle risorse da attribuire alle altre Regioni; l'articolo 10 contiene una norma di garanzia per l'unità nazionale e la coesione sociale; l'articolo 11, infine, contiene disposizioni transitorie.

Il problema della legge? Può essere riassunto in questi termini: a fronte di maggiori funzioni e risorse assegnate alle Regioni che chiedono l'autonomia, altre risorse devono essere assegnate alle Regioni non coinvolte nel processo in modo da garantir loro la fruizione dei servizi essenziali (LEP) senza disparità, ovviamente mantenendo l'equilibrio di bilancio.

In pratica, alcune regioni chiederanno di amministrare autonomamente tutti i settori della vita pubblica... tenendosi tutti i soldi che incassano. Chi invece non chiederà l'autonomia differenziata continuerà a far affidamento sullo Stato che dovrà garantir loro livelli essenziali di prestazioni... ma non si sa con quali soldi!

In teoria, le regioni che avranno ricoperto i loro livelli di assistenza dovrebbero poi versare ciò che gli avanza  allo Stato che, a sua volta, dovrebbe dare alle regioni non autonome le risorse per garantire gli stessi servizi ai propri cittadini. Naturalmente, anche in questo caso, non è chiaro quando e come questa "solidarietà" debba scattare e quanto sia l'ammontare in percentuale da destinare ad altre regioni. 

Inoltre, considerando le attuali disparità tra nord e sud, a prima vista, questa legge sembra aprire la strada, anzi un'autostrada a 16 corsie, verso il caos più totale. E non è neppure ben chiaro, in caso di recessione, se per tutti le cose dovessero andar male quali siano i meccanismi di controllo e compensazione per garantire i LEP alle regioni autonome e a quelle non autonome.

Infine, nel caso la legge venga approvata definitivamente anche alla Camera, non è da scartare l'ipotesi che gli italiani inizino a valutare acquisti e distribuzioni delle merci in base a dove tali merci siano state prodotte. Ad esempio, gli abitanti di una regione del centro o del sud che si sentissero penalizzati dalla nuova legge perché dovrebbero anche acquistare merce prodotta in una regione del nord, finanziando così una regione del nord da cui ritengono esser danneggiati? Chissà se gli entusiasti di questa legge hanno pensato o meno a questo aspetto.

Per la Lega, l'autonomia differenziata è uno spot di propaganda elettorale da sbandierare nelle regioni settentrionali in occasione delle prossime elezioni europee, per Fratelli d'Italia sarebbe invece un modo come un altro per perdere consensi nelle altre regioni. Pertanto, siamo sicuri che la legge sarà discussa a breve anche alla Camera e passi così come è stata licenziata dal Senato?