Pence in Israele. Il suo discorso alla Knesset benzina sul fuoco del conflitto tra israeliani e palestinesi
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, lunedì ha elogiato il vicepresidente americano Mike Pence prima el suo intervento alla Knesset in questgi termini: "È giusto che tu sia il primo vicepresidente americano a parlare alla Knesset di Gerusalemme, perché nessun vicepresidente americano ha avuto un maggiore impegno nei confronti di Israele e del suo popolazione."
Un'accoglienza calorosa quella riservata da Netanyahu a Pence, giustificata dal fatto che il vicepresidente Usa è stato uno dei principali artefici della dichiarazione con cui lo scorso 6 dicembre la Casa Bianca ha riconosciuto Gerusalemme come la capitale d’Israele.
L'entusiasmo di Pence da parte di Netanyahu è giustificato dall'influenza di Pence sulla base degli elettori evangelici che a lui fa riferimento e che avrebbe spinto Donald Trump a far abbandonare agli Usa la posizione di equidistanza assunta in passato che gli aveva consentito di avere una posizione preminente, come mediatore, sulla pace israelo-palestinese.
La base elettorale di Pence, invece, sarebbe la principale responsabile per aver influenzato l'amministrazione Usa verso posizioni pro-Israele, spianando la strada al riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico e alla decisione di trasferirvi l'ambasciata statunitense da Tel Aviv.
Che cosa ha detto Pence nel suo intervento alla Knesset. «Oggi, mentre mi trovo nella terra promessa di Abramo, credo che quanti amino la libertà e auspichino un futuro migliore, debbano volgersi verso Israele e provare meraviglia per quanto vedono.
[È stata la fede] a ricostruire le rovine di Gerusalemme e a fortificarle nuovamente. Sono qui per portare un forte messaggio: la vostra causa è la nostra causa, i nostri valori sono i vostri valori. Siamo schierati con Israele perché crediamo nel bene contro il male, nella libertà sopra la tirannia.»
Pence ha infine concluso il suo intervento dichiarando che l’ambasciata Usa sarà trasferita a Gerusalemme entro il 2019, esortando i palestinesi ad andare al tavolo delle trattative e pronunciando una sorta di dichiarazione di guerra all’Iran, ribadendo che il presidente Trump non certificherà più l’accordo sul nucleare firmato anche dagli Usa nel 2015.
A commento dell'intervento di Pence alla Knesset, la dichiarazione del segretario generale della Commissione per l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Saeb Erekat, che ha detto che le parole del vicepresidente americano Mike Pence in Israele sono state un regalo agli estremisti.
«Il discorso "messianico" di Pence è un dono per gli estremisti e ha dimostrato che l'amministrazione statunitense è parte del problema piuttosto che la soluzione.
Il suo messaggio al resto del mondo è chiaro: violate le leggi e le risoluzioni internazionali e gli Stati Uniti vi premieranno.»
L'Autorità Nazionale Palestinese, rispetto a quanto stabilito in precedenza, ha rifiutato di incontrare Pence in segno di protesta per la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.