Dal governo dei migliori (Draghi) al governo dei peggiori (Meloni)? Una domanda che, dopo più di sei mesi da quando l'esecutivo a guida FdI è entrato in carica, chi lo ha eletto deve iniziare a porsi.
Non che il titolo assegnato al governo precedente fosse il più adatto, ma certo è che quanto hanno fatto finora Meloni e i suoi ministri fa restare più che perplessi.
Oltre al progressivo restringimento dei diritti, oltre alle politiche repressive in termini di accoglienza, oltre agli errori sulla gestione delle risorse nell'ultima finanziaria che hanno portato ad un aumento dell'inflazione, oltre ad opporsi a politiche che garantiscano un salario minimo equo favorendo addirittura un'ulteriore precarizzazione del lavoro con il ripristino dei voucher, la (post) fascista Giorgia Meloni non è neppure in grado di spendere i soldi del Pnrr.
Intervenendo ad un evento organizzato da Repubblica, il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, ha dichiarato: "Draghi ha rispettato le rate, è stato puntuale. Ora la situazione è cambiata. Col passare del tempo, sul Pnrr, la strada si fa più in salita. C'è una totale apertura a discutere [una rinegoziazione delle opere], ma le richieste devono arrivare presto, perché i ritardi possono essere gestiti, ma non devono accumularsi e per non accumularsi la revisione che il governo legittimamente vuole proporre deve essere fatta al più presto. La scadenza è ad agosto, ma dobbiamo lavorare presto [le proposte devono essere presentate entro fine giugno]. Se perdiamo questa occasione, facciamo un dispetto al futuro del nostro paese, non facciamo un dispetto a Bruxelles".
Nel frattempo, l'Italia non ha ancora incassato la terza rata e non è ben chiaro quale sia la direzione che il governo vuole prendere sulle opere da fare o non fare e se sia o meno in grado di poter spendere tutti i soldi a disposizione di Bruxelles.
Fitto, il ministro deputato al Pnrr, ha perso un mese di tempo a restringere l'ambito di competenza della Corte dei Conti perché nell'ultima relazione aveva avuto l'ardire di ricordare i ritardi dell'esecutivo sui tempi di attuazione del piano... invece di studiare quali fossero i progetti migliori da portare avanti.
Nel frattempo, si ha notizia che due progetti ferroviari non saranno più finanziati dal Pnrr: il raddoppio della tratta ferroviaria Roma-Pescara e quello della Palermo-Catania-Messina, a cui si aggiungono dubbi sulla fattibilità (entro il 2026) per le tratte Liguria-Alpi e Napoli-Bari.
Le risorse destinate alla Roma-Pescara, con buona pace degli abruzzesi, sono state trasferite sulla Battipaglia-Taranto e sulla Orte-Falconara che collega il Lazio alle Marche, ma anche su altre tratte regionali.
Nel frattempo, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, trascorrere il proprio tempo tra interviste e dichiarazioni social per parlare del ponte sullo Stretto, opera su cui Anac ha espresso più di una preoccupazione, che costa 13,5 miliardi di euro e che nessuno ha per ora finanziato e che nessuno ha ancora capito come e quando finanziare... al di là della sua immediata utilità, considerando i ritardi e i bisogni del sud.
E per fortuna giornali e tv passano il loro tempo ha ricordarci quanto Giorgia Meloni sia capace e preparata! Se questi sono i risultati, chissà che cosa sarebbe accaduto se, al contrario, fosse stata etichettata come incapace!