«La Leopolda non si spiega, si vive.
E vivendola si incontrano persone diverse.
Sindaci che curano la propria comunità, un professore che combatte l'ignoranza e difende i vaccini, uno scienziato che costruisce il futuro, giornaliste che difendono la libertà e lottano. Un uomo di spettacolo che sceglie di stare al gioco e alterna battute a riflessioni profonde, serie, sulla vita. Cinquanta tavoli che discutono per ore sul futuro di questo meraviglioso Paese. E centinaia di persone pronte a lanciare i comitati civici in ogni angolo dell'Italia.
Mi scuso con le oltre mille persone rimaste fuori dai cancelli. Migliaia di persone dentro, migliaia di persone fuori: e meno male che ci considerano morti, altrimenti avremmo bloccato il viale e la tramvia.
Non vi arrabbiate se anche domani troverete sui media retroscena che non hanno alcun legame con quello che abbiamo vissuto, gossip correntizio, ricostruzioni poco credibili: è che la Leopolda è difficile da spiegare anche per noi. Perché la verità è che i miracoli non si spiegano.
E la Leopolda, da nove anni, è un miracolo. Che ogni anno sorprende. E appassiona persone incredibili.
Io posso solo dirvi grazie, anche stasera.
E aspettarvi qui domani, alle 12.30.
Per un finale che sarà un nuovo inizio.»
«Dalle 7 di stamani ci sono code fuori dalla Leopolda.
Non era mai successo prima.
Non trovo le parole giuste per dire quanto mi colpisca nel profondo del cuore questa vostra voglia di non mollare, di continuare a combattere, di costruire il futuro.
C'è voglia di resistenza culturale, c'è voglia di tornare al futuro. Ci siamo, eccoci: si parte per l'ultima giornata. Prima, però, un grande abbraccio a tutti e il mio grazie.»
Quelle sopra riportate sono le patetiche, ma anche drammatiche, dichiarazioni di Matteo Renzi riportate sul proprio profilo Facebook per cercare di dimostrare all'Italia che lui, sottolineo lui, conti ancora qualcosa nel panorama politico di questo Paese.
La "Leopolda" è nata e vissuta per promuovere l'immagine politica di Renzi come uomo partito, finendo per trasformare il Partito Democratico - a cui lui ancora appartiene - come una scatola vuota, un'entità burocratica di cui non è possibile fare a meno, in ogni caso asservita al capo in carica, il padrone assoluto, Matteo Renzi... per l'appunto
Matteo Renzi è stato in Italia il promotore del blairismo, ma a causa della crisi il suo disegno politico è durato solo tre anni. A dispetto di quanto prometteva, Renzi ha cercato da una parte di promuovere se stesso a danno del Pd, dall'altra di crearsi uno zoccolo duro nell'elettorato di impiegati e imprenditori a danno di tutti gli altri italiani a cui diceva, sapendo di mentire, che nessuno rimarrà indietro.
Il suo disegno non è andato a buon fine e tutti lo hanno capito, all'infuori di lui e dei suoi pretoriani che ancora lo seguono, non tanto perché fedeli ad un ideale, quanto perché consapevoli del fatto che, morto Renzi (politicamente), anche loro si dissolveranno nel nulla.
Ma il fatto è che, nonostante i suoi disperati sforzi, ormai confinati alla sola commedia dell'arte, Renzi non se lo fila più nessuno e questa Leopolda ne è stata, per lui, la drammatica riprova, nonostante cerchi disperatamente di dimostrare il contrario.
I media, in passato, riportavano come un mantra le proposte politiche che venivano lanciate nella manifestazione... anche quelle annunciate da un signor nessuno. Oggi, quello che invece viene riportato come riassunto della Leopolda sono le battute di Renzi e Bonolis contro 5 Stelle e Lega, oltre a Minniti che, nominato da Renzi come suo delfino alla segreteria del Pd, ha fatto sapere di non essere ancora per nulla convinto di accettare.
Una debacle su tutti i fronti che Renzi non vuole ammettere e non vuole vedere, continuando nei suoi sproloqui in cui esalta i suoi presunti successi durante il suo governo, nelle sue battute per dileggiare gli avversari politici... ottenendo solo due risultati, contrari ai suoi obbiettivi.
Il primo è quello di portare ulteriore consenso elettorale verso i populisti di estrema destra attualmente al Governo. Il secondo è quello di affossare, ancora di più, qualsiasi possibilità per il Partito Democratico di recuperare l'elettorato perso e di ostacolare una rinascita della sinistra vera, spianando la strada ai rigurgiti del cambiamento fascista che sta avvelenando l'Italia e che sta per avvelenare anche il resto d'Europa.
Che Renzi, oramai defunto (politicamente), ne sia consapevole o no, questa è l'eredità che ha lasciato all'Italia.