Sae. Quali chiese per donne nuove e uomini nuovi?
La Sessione di formazione ecumenica del Sae - Segretariato attività ecumeniche è sempre un’esperienza intrigante per le emozioni, i pensieri e le parole che diffondendosi producono senso. Ad Assisi per la 59a edizione, 180 donne e uomini di diverse età e confessioni cristiane, ebraica e musulmana si sono immersi con entusiasmo nell’avventura proposta dal Segretariato attività ecumeniche, associazione interconfessionale di laiche e laici presieduta dalla predicatrice valdese Erica Sfredda.
Il tempo è trascorso intensamente tra tavole rotonde, laboratori, liturgie e relax; giorno dopo giorno si è formata una comunità ecumenica unita nelle differenze. Al centro il tema «Chiese inclusive per donne nuove e uomini nuovi», partendo dall’analisi di questo tempo di cambiamento lontano da una giustizia di genere. Ancora le donne sono vittime di femminicidio, violenza economica, psicologica, sessuale, ha detto Debora Spini incrociando statistiche e ripercorrendo la storia del femminismo che nelle sue diverse stagioni ha smascherato i danni del patriarcato e ha suggerito nuovi modi di vivere le differenze. La filosofa ha messo in guardia dal tentativo capitalistico di “arruolare” il femminismo egualitario e dal “femonazionalismo”: «il gioco dei movimenti neoautoritari e del populismo di destra etnocentrico che razzializza la libertà femminile».
Importante, in questo tempo, «ascoltare le voci delle vite che lo raccontano, lo patiscono, lo criticano» ha suggerito Lucia Vantini, presidente del Coordinamento teologhe italiane, che ha offerto un grande contributo alla sessione. Le voci delle donne sono cariche di una sapienza essenziale in un momento in cui c’è da spingere le trasformazioni in atto verso la costruzione di un mondo ospitale verso le differenze.
Un paradigma interdisciplinare in teologia che incroci i saperi delle scienze e un’ermeneutica attenta alle voci plurali nel testo biblico sono punti emersi dagli interventi del teologo cattolico Roberto Massaro e della pastora valdese Ilenya Goss nel panel “Umano plurale, tra la Scrittura e l’oggi”. Smascherare l’orizzonte patriarcale su cui si regge la Bibbia e rintracciare i diversi fili che la rendono un testo plurale è possibile a ogni credente, ha detto Goss. Attenzione è richiesta anche verso il linguaggio per dire Dio, oggetto del panel con Marinella Perroni, Vladimir Zelinski e Lidia Maggi. Secondo la biblista battista, la riflessione sul linguaggio riguarda la liturgia, l’annuncio e come essere chiesa. Il contesto ecumenico interroga le chiese sul loro essere realtà inclusive che accolgono e riconoscono le differenze. Sarà un’etica liberante, secondo il pastore valdese Gabriele Bertin, quella che si porrà come fine ultimo la libertà vissuta come responsabilità esercitata nel rispetto.
La differenza di genere interpella anche i ministeri. Per la teologa Serena Noceti è possibile pensare all’ordinazione diaconale delle donne nella Chiesa cattolica, che risponde a una pratica antica del cristianesimo e riconoscerebbe uno stato di fatto in America Latina. Nell’Ortodossia, ha detto il vescovo Athenagoras Fasiolo, le donne, nonostante siano molto impegnate nel servizio, non richiedono ministeri femminili. Nella Chiesa avventista, pur guidando chiese locali, le pastore non sono ancora ufficialmente riconosciute, ha detto Davide Romano.
Il tema della giustizia di genere è stato dibattuto nel tavolo interreligioso moderato da Brunetto Salvarani. Per Paola Cavallari, fondatrice dell’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, il pensiero della differenza ha superato il traguardo dell’uguaglianza che era stata interpretata come assimilazione. L’accesso delle donne a ruoli di potere dovrebbe essere una rifondazione dei diritti a partire dalle differenze. Secondo la musulmana Zineb Moujoud, per comprendere le dinamiche tra generi nella religione è importante distinguere cultura e tradizioni dagli insegnamenti nel Corano nel quale uomini e donne sono alla pari. Nel presentare i racconti sulla creazione, la studiosa ebrea Sarah Kaminski ha rilevato l’importanza della divisione tra i generi che dà diritto a un’esistenza autonoma e complementare.
Infine la teologa valdese Letizia Tomassone ha portato le istanze delle donne per la chiesa presente e futura: una chiesa che sia inclusiva e lasci spazio e voce a chi sta sulla soglia; che non abbia risposte già pronte sui temi etici; che sappia porre le intersezioni fra genere, identità, cultura, classe come base per pratiche trasformative della chiesa e della società.
Fonte: Riforma.it