Trump ha indicato come successore di Antony Blinken in qualità di segretario di Stato il senatore della Florida Marco Rubio. Erano stati sfidanti alle primarie repubblicane del 2016 e in questi anni hanno avuto qualche divergenza in politica estera, ma oggi Rubio afferma di voler seguire la linea del nuovo presidente.
Figlio di immigrati cubani giunti negli USA prima dell’avvento di Fidel Castro, Rubio sarà il primo “latino” a fare il segretario di Stato. La sua nomina è passata la scorsa settimana al vaglio delle Commissioni del Senato, i cui rappresentanti hanno posto una serie di domande per giudicare quanto Rubio sia adatto al ruolo. Tutto è andato liscio, avendo ottenuto un’approvazione bipartisan anche dai Dem. Le sue risposte sull’Ucraina sono state distinte dal pragmatismo e dalla visione già dettata da Trump.
Questa guerra deve finire, dice, anzitutto perché non vogliamo più uccisioni o distruzione, e poi perché i negoziati sono nello stesso interesse di Kiev. Occorre agire secondo una “diplomazia coraggiosa” che sappia convincere le parti a sedersi a un tavolo e a fare concessioni reciproche. Rubio afferma che l’Ucraina ha già perso troppe persone: i morti al fronte e quelli fuggiti all’estero che forse non torneranno per ricostruire il loro Paese.
L’aspetto cruciale, secondo il futuro segretario di Stato, è che Zelensky si convinca di essere veramente a corto non soltanto di risorse finanziarie e militari, che Trump forse non manderà più, ma soprattutto di risorse umane. Più che i soldi, dice Rubio, gli ucraini “stanno finendo le persone”.