La considerazione del Centro Studi della Cgia di Mestre non lascia spazio a dubbi. L'Europa conteggia nel Pil anche l’economia non osservata ascrivibile ad attività irregolari. In base a quanto rilevato dall'Istat, tale dato ammontava nel 2014, anno dell'ultima rilevazione, a 211 miliardi di euro, con un'incidenza sul prodotto interno lordo del 13 percento, di cui 194,4 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 16,9 ad attività illegali.

Come è noto la pressione fiscale "ufficiale" è data dal rapporto tra le entrate fiscali ed il Pil prodotto in un anno. Nel 2017 tale pressione è destinata ad attestarsi al 42,5 per cento.

Ma se dal Pil viene rimossa la quota riconducibile al sommerso economico e alle attività illegali (utilizzando il dato di tre anni fa e supponendo che nel frattempo non sia variato), che teoricamente non produce alcuna entrata per le casse dello Stato, il prodotto interno lordo allora non può che diminuire, aumentando pertanto il risultato che emerge dal rapporto tra gettito fiscale e Pil.

Quindi, che cosa significa in termini reali tutto ciò? Semplicemente che la pressione fiscale che grava sui contribuenti fedeli al fisco è in realtà ben superiore a quella ufficiale che ci viene proposta e per l'anno in corso dovrebbe attestarsi al 48,8 percento, cioè il 6,3 percento in più di quanto invece viene propagandato dal Governo.