Si allarga in Europa il fronte sovranista che si oppone all'approvazione del prossimo bilancio Ue, che comprende anche il Recovery Fund.
Infatti, a sostenere il veto espresso da Ungheria e Polonia oggi si è unita anche la Slovenia, con il premier Janez Jansa che in una lettera inviata martedì al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dichiarato che "solo un organo giudiziario indipendente può dire cosa sia lo stato di diritto, non una maggioranza politica".
Il veto di Polonia e Ungheria sul bilancio è stato posto perché i soldi del Recovery Fund non verranno assegnati ai Paesi che non rispettano i principi fondamentali dello stato di diritto, come sono tenuti a fare tutti gli appartenenti all'Unione.
Polonia e Ungheria hanno in corso un numero molto elevato di procedure d'infrazione che riguardano anche il mancato rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Per Polonia e Ungheria, ed evidentemente anche per la Slovenia, negare i diritti alle minoranze (ad esempio gay o migranti), impedire la libertà di stampa, impedire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura sono decisioni che uno stato deve poter prendere in piena autonomia. Forse sì, ma solo in uno stato fascista o se si preferisce, sovranista.
Quello che Polonia, Ungheria e Slovenia fingono di non sapere è che quando autonomamente hanno chiesto di far parte dell'Ue, si sono assunte anche l'impegno di rispettare i diritti fondamentali di una democrazia.
In sostanza, non si può essere fascisti e far parte dell'Unione europea.