Le missioni Artemis sono state programmate dalla NASA per esplorare, nuovamente, la superficie lunare dove stavolta saranno fatti sbarcare anche la prima donna e la prima persona di colore.
Perché la Nasa torna sulla Luna? Oltre a ragioni di ricerca scientifica, a cui sono legate anche ragioni economiche, le esperienze che l'agenzia spaziale americana ricaverà dalle missioni lunari saranno utilizzate per programmare in futuro l'esplorazione del nostro sistema solare, a partire dall'invio di uomini su Marte.
Artemis è il nome scelto per il campo base che sarà costruito sulla superficie lunare, dove gli astronauti avranno un posto dove vivere e lavorare, con a disposizione anche un rover ed una "casa mobile" per effettuare missioni al di fuori del perimetro della base. Impossibile dire cosa diventerà Artemis. Quel che è sicuro è che ad ogni nuova missione la stazione sulla superficie lunare sarà arricchita di nuovi moduli, attrezzature e confort.
L'uomo tornerà sulla superficie lunare a partire dalla missione Artemis III. Il campo base sarà creato nel Polo Sud lunare, ritenuto il luogo ideale per il suo potenziale accesso al ghiaccio e ad altre risorse minerarie.
Per raggiungere la luna sarà utilizzata una navicella di nuova concezione, la Orion, che attraccherà alla Gateway, quella che diventerà una stazione orbitante intorno al nostro satellite. Stazione da cui partiranno e attraccheranno i moduli lunari per il trasporto di uomini e mezzi. Per tali moduli c'è una guerra commerciale in corso tra SpaceX e Blue Origin e non è ancora chiaro se saranno utilizzati i prodotti di una o dell'altra azienda, oppure entrambi. Da sottolineare anche che la stazione orbitante verrà utilizzata in futuro anche a supporto di missioni spaziali per altri pianeti del sistema solare.
La navicella Orion è stata pensata per effettuare missioni spaziali sempre più impegnative, nell'ottica di raggiungere Marte. Per questo, rispetto alle navicelle finora progettate, Orion ha delle caratteristiche pensate per consentire eventuali rientri in emergenza, in toitale sicurezza.
Il lancio di lunedì 29 agosto, alle 14,33 ora italiana, è effettuato dalla piattaforma 39B del Kennedy Space Center in Florida, tramite il vettore Space Launch System, 111 metri di altezza, su cui è alloggiata la navicella Orion.
Artemis I sarà un test di volo senza equipaggio, durante il quale Orion viaggerà a 280.000 miglia dalla Terra, ben oltre la Luna, per un periodo di circa quattro-sei settimane. Dopo questa missione, ne è prevista una seconda (Artemis 2) nell'orbita lunare e una terza (Artemis 3), nella quale gi astronauti torneranno dopo mezzo secolo a camminare sulla Luna.
Artemis, come dichiarato anche dalla Nasa, è supportata non solo dalla tecnologia americana. L'Esa, l'agenzia spaziale europea, partecipa infatti a tutte le tappe del programma Artemis, dalla realizzazione del Modulo di Servizio europeo (Esm) della capsula Orion (alcuni elementi del quale sono stati realizzati in Italia dalla Thales Alenia Space), alla futura stazione spaziale nell'orbita lunare Gateway, fino alla luce verde alla presenza di tre astronauti europei destinati a viaggiare nell'orbita lunare e, forse, a camminare sulla Luna.
Aggiornamento.
Il conto alla rovescia è stato sospeso a 40 minuti dal lancio per consentire ai tecnici Nasa di valutare un problema riscontrato al motore 3, uno dei quattro motori RS-25 alla base dello stadio centrale dello Space Launch System.
La finestra di lancio per oggi era fissata in 120 minuti. Pertanto, perché il lancio potesse essere effettuato, il conto alla rovescia avrebbe dovuto riprendere in tempo utile per consentire la partenza del vettore prima delle 16:33.
Alle 14:34, il direttore del lancio ha scelto di interrompere il tentativo odierno. Il vettore Space Launch System e la navicella spaziale Orion rimangono in una configurazione sicura e stabile. La decisione è stata presa perché è fallito un test di uno dei motori RS-25 e gli ingegneri non sono riusciti a valutarne in tempo utile motivi ed eventuali conseguenze.
La prossima finestra di lancio potrebbe essere quella alle 18:48 (ora italiana) del 2 settembre, con uno slittamento, anche in questo caso, di due ore, con la missione che avrebbe una durata di 39 giorni, invece che 42, e si concluderebbe l'11 ottobre con l'ammaraggio nell'Oceano Pacifico.