Il Governo della confusione: Salvini fa il premier e convoca le parti sociali per parlare di economia e sviluppo
Lunedì il vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno Matteo Salvini - come riporta una nota del Viminale - ha incontrato le parti sociali "per una giornata di ascolto, confronto e proposta sulla crescita del Paese".
La domanda sorge spontanea: "Perché diavolo Salvini - in qualità di ministro dell'Interno - deve occuparsi di crescita?"
Se l'incontro fosse avvenuto nella sede della Lega, allora avrebbe riguardato Salvini in qualità di segretario di quel partito e nulla sarebbe stato da eccepire... ma l'incontro si è svolto al Viminale e in questo caso è evidente che il ministro dell'Interno ha svolto delle attività che non sono di sua competenza, sostituendo di fatto il premier Conte nel suo ruolo di rappresentanza della linea del Governo, sminuendo pure il ruolo del ministro dell'Economia Tria e di quello di Sviluppo e Lavoro Di Maio.
43 le parti sociali convocate, 90 circa i partecipanti, più la delegazione ministeriale. È la seconda volta che al Viminale si parla di economia, legge di bilancio, fisco. La prima volta erano state invitate a farlo 15 organizzazioni: Confindustria, Agci, Ance, Casartigiani, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confimi industria, Filiera Italia e Legacoop.
Adesso, l'elenco degli invitati si è allargato ad Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), Cia Agricoltori italiani, Confedilizia, Confservizi, Federdistribuzione, Confetra, Unimpresa, Confimpreseitalia, Federterziario, Copagri.
Erano presenti anche i rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, di Rpt (Rete professioni tecniche) e di Ciu (professioni intellettuali), oltre all'Istituto Tutela produttori italiani.
Infine, c'erano anche i sindacati: Cgil, Cisl, Uil, Cse (la Confederazione dei sindacati europei), Ugl, Federmanager, Confprofessioni, Cisa, Cosmed.
Salvini ha convocato le parti sopra elencate dichiarando di voler anticipare la manovra economica, definendone i punti tra luglio e agosto e, per tale motivo, ha illustrato delle proposte su cui raccogliere i suggerimenti degli intervenuti che potranno essere espressi in un nuovo incontro che dovrebbe avere luogo entro una quindicina di giorni.
Il clou dell'incontro ha visto come protagonista la flat tax. E ad illustrare il modo in cui la Lega voglia organizzare la nuova tassazione sui redditi - per colmo d'ironia, in modo da ridicolizzare ancora di più l'immagine del premier Conte - è stato il responsabile economico della Lega, quell'Armando Siri "licenziato" dal Governo proprio dal presidente del Consiglio Conte per essere coinvolto in un'indagine che riguarda la mafia.
"L'obiettivo (a questo punto non si sa bene di chi, se del Governo o della Lega) - ha detto Siri - è la flat tax con un'unica deduzione fiscale che assorbirà tutte le altre.
Noi vogliamo portare al 15 per cento l'aliquota fino a 55 mila euro di reddito: ci saranno benefici per 20 milioni di famiglie e 40 milioni di contribuenti, ci sarà un grande impulso ai consumi e risparmi di 3.500 euro per una famiglie monoreddito con un figlio.
L'intenzione è di portare nelle tasche degli italiani 12-13 miliardi di euro. nessuno perderà un centesimo nessuno pagherà di più rispetto a quanto paga già".
Salvini ha comunque precisato che quello odierno è l'inizio di un percorso di ascolto e che l'intenzione non è quella di sostituirsi al presidente del Consiglio, così come ad altri ministri... anche se non è ben chiaro come sia possibile affermarlo.
Inoltre, come sia possibile che un Governo possa proseguire in queste condizioni è un mistero. È infatti la prima volta che un premier in carica viene di fatto esautorato, così come i ministri competenti che si dovrebbero occupare delle materie di cui oggi ha trattato Salvini.
Se Conte, Di Maio e Tria accetteranno in silenzio quanto accaduto oggi, è chiaro che ne va di mezzo la loro credibilità futura dal punto di vista politico, oltre alla loro dignità, che riguarda però l'aspetto personale. Se a loro va bene così...