Mal comune, mezzo gaudio. E se il male non è comune, il gaudio finisce per essere completo. È vero. È brutto dirlo, ma a volte ci sono delle ragioni che riescono comunque a giustificare tale affermazione.

L'Italia è spesso disegnata come un Paese inaffidabile dove accade di tutto e dove bisogna attendersi di tutto, specie nel settore dei servizi e, nello specifico, in quello dei trasporti.

E ad indicare l'Italia come il regno del caos, i britannici sono tra coloro che sgomitano per essere i primi a farlo.

Per questo, una certa soddisfazione - per nulla malcelata - non può non manifestarsi quando a finire nel caos ci sono i trasporti britannici, addirittura quelli aerei, con la compagnia di bandiera British Airways.

Questo mercoledì, la BA ha lasciato a terra molti suoi clienti in patria e all'estero, a causa di problemi nel proprio sistema informatico.

Almeno 81 voli sono stati cancellati nel solo aeroporto di Heathrow, 10 in quello di Gatwick. Più di 200 i voli che hanno subito ritardi.

La British ha dichiarato che il problema non riguarda tutto il sistema, ma soltanto - si fa per dire - quello che si occupa del check-in online e quello che riguarda le partenze dei voli, anche se non tutti gli aeroporti ne sarebbero stati interessati.

Ed anche se a macchia di leopardo, il caos è stato notevole, sia in patria che all'estero, con molti turisti in vacanza che hanno dovuto prenotare almeno un giorno in più di soggiorno in albergo per evitare di bivaccare in aeroporto.

In molti aeroporti britannici si sono create code e disagi. La situazione dovrebbe migliorare nel pomeriggio. La BA ha invitato i propri clienti a verificare online la disponibilità dei voli prenotati prima di recarsi in aeroporto.

Questa non è la prima volta che accade. British Airways aveva riscontrato problemi con il proprio sistema informatico già a maggio 2017, quando la compagnia cancellò 726 voli e decine di migliaia di passeggeri rimasero bloccati.

Qualche settimana fa, la BA è stata multata dalle autorità di controllo del Regno Unito per milioni di sterline, per non aver protetto adeguatamente i dati dei propri clienti quando, in seguito ad un attacco informatico, le vennero "rubate" informazioni sensibili di circa mezzo milione di persone.