Tra le tante narrazioni “politicamente corrette” (che non sono solo di sinistra, ma anche di destra e di centro storico) vi è quella degli “chef stellati che tutto il mondo ci invidia”. Strapagati, stravisti in TV e sul web, stramaleducati nel trattare come schiavi senza cervello i poveri apprendisti che pendono dalle loro labbra in attesa che ne scaturiscano perle di creatività culinaria.
Tra di loro spiccano i perfidi inventori dello chignon di spaghetti, geniale trovata che consente di far pagare per il doppio del prezzo di un tradizionale piatto di spaghetti alla marinara, un grumo di spaghetti arrotolati in una formella con 4 (quattro) vongole, perso in un piatto di nuovo design vagamente ispirato agli elmetti dei soldati britannici a Dunkerque.
L’elmetto rovesciato rimane comunque l’ultima spiaggia del piatto rotondo stretto d’assedio dai nuovi piatti triangolari, romboidali, a esse o a elle, a forma di piramide azteca rovesciata o di scacchiera che gli chef stellati hanno imposto ai proprietari dei ristoranti trendy. Perché abbandonare il frutto di una sapienza millenaria? Se il piatto era stato sempre rotondo una ragione ci doveva pur essere: la rotondità attenuava gli urti, distribuiva meglio le pietanze, consentiva di impilarli più facilmente, i piatti.
Azzardo un’ipotesi: il piatto non rotondo distrae l’avventore dalle dimensioni ridotte delle pietanze e la concentra invece sulla “griffe” che dà diritto al prezzo stellare, i mitici tre o quattro schizzi di crema di aceto balsamico in evidenza sul bordo bianco e tragicamente vuoto.
Ma il supplizio che ci viene somministrato nei ristoranti non è sembrato sufficiente. Da qualche tempo imperversano nella pubblicità i masterchef che insegnano ai discepoli come “catturare il mare” nella formella dello chignon di spaghetti. Peccato che il mare catturato finisca nel freezer per essere poi riproposto senza asterisco in un piatto romboidale...