«Terminato il Consiglio europeo. L’UE ha fatto un altro passo avanti. Siamo tutti consapevoli della posta in gioco. Dobbiamo raggiungere un accordo a luglio».

In questi termini, il presidente del Consiglio, Antonio Conte, ha commentato la riunione, in videoconferenza, del Consiglio europeo che ha avuto luogo questo venerdì per esaminare la proposta relativa a un nuovo strumento per la ripresa e al quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027, presentata dalla Commissione europea il 27 maggio 2020. 

La riunione odierna avrebbe dovuto portare i Paesi membri a trovare un consenso sui punti in discussione prima di poter prenderne in esame le modalità di attuazione.

Com'è andata a finire?

Sul Recovery fund e la questione bilancio c'è, da parte dei Paesi in precedenza contrari, un "ni" che il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha riassunto come "consenso emergente", ma senza dimenticare le differenze di visione sui diversi punti. 

"Nei prossimi giorni - ha proseguito Michel - dovremo lavorare" per arrivare ad una decisione comune entro il prossimo consiglio che si svolgerà a luglio.

Anche la presidenta della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto di aver visto il bicchiere mezzo pieno: "La prima discussione [su Recovery fund e bilancio] è stata molto positiva", con i leader dei vari Paesi che hanno affermato di volere "un accordo prima di agosto" e sono consapevoli che "il successo del Recovery plan dipende anche dalla sua rapida adozione". 

E se, al riguardo, le posizioni di Olanda e Austria - prima contrarie - si sono ammorbidite in cambio di una supervisione sui piani da finanziare, la Svezia sembra frenare, ritornando al tema per il quale il Recovery plan debba essere basato su prestiti e non su sovvenzioni, aggiungendo che trovava complicato un accordo definitivo entro l'estate. 

In pratica, finora non sembra siano stati fatti passi avanti concreti per arrivare quanto prima ad un accordo entro metà luglio, nonostante i vertici europei e i leader dei principali Paesi membri, Germania compresa, continuino a spingere in tal senso.

Queste le dichiarazioni di Ursula von der Leyen e Charles Michel a fine vertice: