"Ts'è un problema tsigante: il potere d'acquisto. In troppi un [per i non toscani un equivale a non] arrivano a fine mese. Ma un si risolve aumentando le tasse, come propone di fare Conte per finanziare il salario minimo. Serve fare il contrario: abbassare le tasse e far partecipare i lavoratori agli utili delle aziende. E voi icche dite?"

Se il senatore tuttofare o il tuttofare senatore del partito di se stesso, Matteo Renzi, chiede un parere è cortesia rispondergli:

"O Renzi... icche voi 'e si di'a? Che tu ha' detto una bischerata... com'al solito. Ma un te la piglia'... una più, una meno... siamo abituati! E comunque... per te fa curriculum".

Prima di tutto, Renzi si è dimenticato che il suo partito, Italia Viva, nel programma elettorale alle ultime politiche aveva inserito il salario minimo: adesso dice che è una disgrazia.

Poi, Renzi dice che va ad incidere sulle tasse degli italiani. In realtà non è così. Il ddl Conte prevede che solo per alcune aziende, per un periodo di tempo limitato - un periodo di transizione - lo Stato le supporti nell'integrare il precedente salario con quello minimo.

Abbassare le tasse e far partecipare i lavoratori agli utili come alternativa? È un po' come detassare il cuneo fiscale. Se uno guadagna poco, come fa la detassazione di una percentuale (tra l'altro minima) del cuneo fiscale a far aumentare lo stipendio? Anche il 1000% di 0 dà come risultato 0. Immaginate un'azienda che operi nel settore delle pulizie con una decina di lavoratori... che utili vuoi che spartisca - al di là che li abbia o li voglia far comparire in bilancio - con i dipendenti? E questo garantirebbe loro un reddito sufficiente?

E che dire poi del fatto che a criticare il salario minimo è uno che si è inventato gli 80 euro - ma a partire da chi ne guadagnasse almeno 600! - per stravincere alle elezioni europee. In quel caso, secondo Renzi, da dove sono arrivati i soldi?


Nel caso di Renzi, come si sa, una bischerata tira l'altra... più delle ciliegie! E così, non soddisfatto di quella appena riassunta, il senatore tuttofare o il tuttofare senatore ne ha subito detta un'altra... disturbando stavolta il Corriere della Sera.  È più forte di lui.

Matteo Renzi, lei propone l'elezione diretta del premier in che consiste?«Semplice: il cittadino elegge il capo del governo come elegge il sindaco. Non è solo una mia proposta: è l'impegno che il Terzo polo, tutto unito, ha messo nel programma. Si tratta di restituire il potere al "cittadino arbitro" come lo chiamava Ruffilli. Inutile lamentarsi dell'astensionismo se poi uno va a votare e il suo voto non conta. Pensi alla ultime elezioni spagnole, ad esempio. Eleggere direttamente il premier significa difendere le istituzioni in un momento di crisi della democrazia nel mondo».È una mano tesa a Meloni?«Sulle riforme si lavora insieme, maggioranza e opposizione. Quando ero premier hanno fatto fallire la riforma pur di attaccarmi: non farò come loro [a dire il vero la "riforma" l'hanno fatta fallire gli italianio respingendola in un referendum, ndr]. Quando la Meloni era all'opposizione mi attaccava tutti i giorni sull'euro, sulla Nato, sulle trivelle, sull'immigrazione. Io sono e resto all'opposizione di questo governo, ma se su questi temi lei ha cambiato idea, sono felice. Non si chiama inciucio, si chiama politica».

Matteo Renzi è il "mandante" dell'attuale legge elettorale architettata per suo conto dal sottoposto Ettore Rosato. Una legge elettorale che nessun elettore ha capito, si ricorda e che ha contribuito in maniera notevole a tener lontani gli italiani dalle urne... una delle infinite prese per... i fondelli targate Renzi.

Nata per dare un senso al voto degli italiani consentendo loro l'effettiva rappresentanza in Parlamento, anche il cosiddetto rosatellum, come qualsiasi legge elettorale licenziata dal porcellum di Calderoli in poi, è un artifizio che ha il solo scopo di consentire al segretario di un partito di far eleggere i propri "dipendenti" in seggi sicuri, anche potendoli presentare in tutti i collegi.

È questo il principale motivo per cui il voto non conta ed è inutile andare a votare. Dal porcellum fino al rosatellum, chiunque vada a votare, finirà per votare il tirapiedi del segretario di un partito, non certo il rappresentante di un collegio appartenente ad un partito. Una differenza sostanziale.

Non è certo eleggere direttamente il presidente del Consiglio, destabilizzando così la carica istituzionale del presidente della Repubblica, che si dà rappresentanza agli italiani, quanto creare un sistema elettorale con collegi uninominali e doppio turno. In questo modo il sindaco d'Italia di Renzi si moltiplicherebbe magicamente per 600, con dei parlamentari che sarebbero responsabilizzati nel rappresentare le esigenze degli elettori del proprio collegio nel partito e nel Parlamento.

Questa è la vera rappresentatività, che però è l'esatto opposto di quella degli attuali Renzi che adesso invadono Camera e Senato per dar loro modo di fare ciò che meglio gli conviene, dimenticandosi delle promesse fatte per farsi eleggere o modificandone significato e finalità per adattarle alle esigenze del momento.