Finalmente l’Unione Europea fa sentire la sua voce istituzionale in merito alla questione dell’omofobia di Stato all’interno della stessa Unione.

Da molto tempo all’interno dell’Unione Europea, molte Nazioni hanno issato la bandiera dell’omofobia e transfobia, in pieno disprezzo dei valori fondamentali sui diritti umani internazionali. Un esempio tra tutti la Polonia e le sue "Zone libere da LGBT+".

Adesso, l’Unione Europea a voce del Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen ha rimarcato che «essere sé stessi non è un’ideologia. È la tua identità. Nessuno potrà mai portarlo via. L’Unione Europa è una, è una Zona di Libertà LGBT+».In merito alla vicenda è anche intervenuta la direttrice di ILGA-Europe, Katrin Hugendubel: «Per garantire che l’UE diventi una vera zona di libertà LGBTIQ, la Commissione deve fare pieno uso di tutti gli strumenti che ha a disposizione. Dovrebbe garantire la piena attuazione di tutte le direttive UE pertinenti e le sentenze della CGUE in ogni Stato membro. Dovrebbe garantire che tutti gli Stati membri spendano i finanziamenti dell’UE nel pieno rispetto del principio di non discriminazione e del rispetto dei diritti fondamentali. Deve ritenere i governi dell’UE responsabili dei principi stabiliti nei trattati dell’UE e nella Carta dei diritti fondamentali».

Questa, invece, la dichiarazione di Monica Cirinnà e dei senatori Pd a supporto della decisione, in cui viene però criticato il voto contrario espresso al riguardo da Lega e FdI:

"La decisione del Parlamento europeo di dichiarare l’UE zona libera per le persone LGBT+ mi commuove profondamente. Se dovessi definire in poche parole il senso più profondo del processo di integrazione europea e della partecipazione convinta dell’Italia all’UE, non potrei che richiamare proprio la difesa dei diritti e dell’eguaglianza, e l’inclusione e il rispetto di ogni differenza.
Per questo, trovo incredibilmente grave che due partiti italiani, uno dei quali - la Lega - fa parte della maggioranza, abbiano votato contro, facendo ancora una volta dubitare della sincerità della tardiva conversione di Salvini e dei suoi all’europeismo.
L’ho dichiarato all’atto della nascita del governo Draghi e lo ripeto oggi: se questo Governo si muove nel segno e nel solco dell’Europa, non possiamo dimenticare che l’europeismo è anche europeismo dei diritti".