Proseguono in Iran gli annunci di nuove condanne a morte per le proteste a seguito della morte di Mahsa Amini
Dopo l'impiccagione di Mohsen Shekari, tra l'altro criticata da religiosi musulmani perché contravverrebbe alla sharia in quanto non si può uccidere una persona per aver ferito una guardia e bloccato una strada, le autorità iraniane proseguono la politica del terrore, limitandosi per il momento all'annuncio di nuove condanne alla pena capitale.
Gli ultimi di questa triste lista sono due 26enni, l'attore Hossein Mohammadi e l'ex calciatore Amir Nasr-Azadani. Entrambi condannati a morte per aver partecipato alle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini.
Il tribunale di Isfahan ha sentenziato la condanna di Nasr-Azadani perché sarebbe tra coloro che avrebbero ucciso tre agenti di sicurezza durante i disordini del 25 novembre, oltre ad appartenere ad una organizzazione che vuole minare la stabilità della Repubblica islamica iraniana.
Mohammadi è stato condannato a morte da un tribunale di Karaj insieme ad altre quattro persone arrestate lo scorso 5 novembre.
A causa della repressione in atto, sul piano internazionale aumenta l'isolamento dell'Iran per quanto riguarda i paesi occidentali ma, allo stesso tempo, aumenta ancor di più la collaborazione, soprattutto sul piano militare, con la Russia. Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, la collaborazione militare tra Russia e Iran ha raggiunto negli ultimi tempi un livello tale da poter essere ormai definita una vera e propria partnership tra i due paesi. Una notizia che non può far piacere all'Ucraina.