Cultura, bellezza sono termini che sono abusati dall'attuale segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e da coloro che ne condividono le sorti politiche, come ad esempio il ministro dei Beni Culturali Franceschini. I due politici si interessano di temi culturali, limitandosi però a gestire e finanziare quelli di loro interesse. Il resto, va da sé, può andare a ramengo. E tra ciò che può andare a ramengo rientra la musica classica o, più precisamente, le fondazioni lirico-sinfoniche che gestiscono le attività dei principali teatri italiani.
Negli altri paesi europei le attività teatrali sono iper finanziate, i teatri, per lo più, sono pieni e godono di ottima salute, anche quelli che producono spettacoli di opera lirica. Al contrario, in Italia, a parte alcune eccezioni, la tendenza è del tutto opposta.
Il finanziamento dei teatri da parte dello Stato avviene da sempre. Persino il governo austriaco ripianava i conti della Scala, fin dalla sua nascita. Adesso non è possibile gettar via i soldi perché ce ne sono pochi e bisogna stringere la cinghia trovando soluzioni diverse dalle attuali? È possibile, ma le soluzioni non sono certo quelle che ad oggi sono in vigore.
Infatti, i piani di finanziamento dei teatri lirico-sinfonici, oltre che risibili se confrontati a quelli di altri paesi europei, sono soggetti a regole spesso assurde che limitano i finanaziamenti per gli anni successivi nel caso in cui non siano stati rispettati alcuni dgli obbiettivi indicati. A meno di recenti modifiche, in passato, se un teatro non aveva incrementato il numero dei propri spettatori, l'anno successivo si vedeva decurtare una quota del finanziamento pubblico... Questo, però, è avvenuto anche nel caso in cui i teatri avessero venduto tutti i biglietti per gli spettacoli prodotti! Quindi, in tal caso, come era possibile aumentare il numero di spettatori di un teatro sempre pieno? E che dire poi dei dissesti provocati da manager e commissari governativi nominati dalla politica che, invece di rimettere a posto i conti, li hanno ulteriormente peggiorati?
Cercare di risolvere la situazione delle fondazioni lirico-sinfoniche non è un grande problema. Sarebbe sufficiente dare ascolto a chi vi lavora come, ad esempio, ad alcuni direttori di orchestra che, in passato, hanno indicato vie semplici e persino poco costose per allestire le stagioni teatrali, rilanciare le attività dei teatri. Ma, ovviamente, le proposte intelligenti non rientrano nella logica della politica.
La politica, rappresentata dalle chiacchiere di personaggi alla Matteo Renzi, è capace di produrre solo provvedimenti come l’articolo 24 della legge 160/2016. Che cosa dice, tra l'altro, tale articolo?
Nelle more della revisione dell'assetto ordinamentale e organizzativo delle fondazioni lirico-sinfoniche, al fine di perseguire l'obiettivo della sostenibilita' economico-finanziaria di tali enti, sono previste le seguenti misure di contenimento della spesa e risanamento:
a) al personale, anche direttivo, delle fondazioni, ove queste non raggiungano il pareggio di bilancio, non sono riconosciuti eventuali contributi o premi di risultato e altri trattamenti economici aggiuntivi previsti dalla contrattazione di secondo livello;
b) le fondazioni che non raggiungano il pareggio di bilancio sono tenute a prevedere opportune riduzioni dell'attivita', comprese la chiusura temporanea o stagionale e la conseguente trasformazione
temporanea del rapporto di lavoro del personale, anche direttivo, da tempo pieno a tempo parziale, allo scopo di assicurare, a partire dall'esercizio immediatamente successivo, la riduzione dei costi e il
conseguimento dell'equilibrio economico-finanziario...
Questi provvedimenti inizieranno ad entrare in vigore a partire da giugno 2017. Da qui, la protesta dei lavoratori delle 14 fondazioni lirico sinfoniche che potrebbere essere a rischio chiusura.
Per attirare l'attenzione dei cittadini sul problema, a Verona, in piazza dei Signori, lunedì si esibiscono le orchestre e il coro dell’Arena e delle fondazioni limitrofe come Venezia, Trieste e Bologna, riprendendo la manifestazione sullo stesso tema che si è svolta a Firenze il 27 marzo scorso.
I sindacati di categoria hanno diffuso la seguente nota: «I legislatori perseverano nell'errore, ignorando proposte e proteste dei lavoratori e continuando a rincorrere l’obiettivo della mera selezione contabile delle fondazioni, con l’unico risultato di impoverire, insieme ad artisti e maestranze, un’offerta culturale considerata unica nel mondo. Il sindacato non si arrende alla miopia di chi nega prospettive per la lirica italiana, ignorando che in gioco non c’è solo la sorte di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie, ma un indotto economico in termini di prestigio e di capitale intellettuale di valore inestimabile.»
I politici che si occupano di bellezza non hanno ancora commentato quanto sta accadendo.