Nell'entroterra siciliano, in provincia di Catania a pochi chilometri da Caltagirone, il piccolo comune di San Michele di Ganzaria ha conquistato le prime pagine della cronaca per quanto è avvenuto il 25 marzo scorso in occasione della processione per il Venerdì Santo.
Ad un certo punto del percorso concordato, le persone che portavano a spalla la portantina con la statua che raffigura il Cristo morto hanno improvvisamente cambiato strada, trascinandosi dietro alcune decine di persone mentre la maggior parte dei fedeli si è fermata, per raggiungere piazza Monte Carmelo dove si trova l'abitazione di un capomafia della famiglia Santapaola, Francesco La Rocca, detenuto in regime di 41 bis.
I familiari del mafioso hanno applaudito al'indirizzo del Gesù morto anche se i portantini non si sono né fermati né hanno fatto oscillare la statua. Insomma, un vero e proprio inchino secondo tutte le "procedure" del caso non c'è stato, ma già la deviazione dal percorso stabilito per la processione ha fatto storcere il naso a molti con, in testa, parroco, sindaco e comandante della locale stazione dei Carabinieri che si sono dissociati dall'iniziativa.
Il gesto dei portantini ha avuto conseguenze giudiziarie con la Procura di Caltagirone che si è attivata per accertare eventuali responsabilità per il reato di turbativa dell'ordine pubblico.
Nel passato, episodi che hanno fatto scalpore e che hanno fatto conoscere la pratica dell'inchino agli italiani, anche a quelli che non risiedono in zone di mafia, sono stati quello registrato in Calabria a Oppido Mamertina nel luglio del 2014 con la statua della Madonna fatta sostare davanti alla casa del boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti e quello del marzo 2015 in Sicilia a Paternò, dove Santa Barbara fu costretta a rendere omaggio al figlio di un detenuto della famiglia dei Santapaola sulle note del tema del film Il Padrino.