Politica

Nel processo Open Arms chiesti 6 anni di reclusione per Matteo Salvini

Sabato 14 settembre, nel processo che si svolge a Palermo sul caso Open Arms, la pubblica accusa ha chiesto di condannare l'imputato Matteo Salvini a 6 anni di carcere, per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio commessi per avere impedito nel 2019 lo sbarco dalla Open Arms a Lampedusa di 147 migranti. Per le ipotesi di reato che lo vedono imputato la richiesta massima era di 15 anni di carcere.

L'accusa - rappresentata dal Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella e dai sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi - ha ricordato a Salvini che "i diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini", etichettando come "iter criminoso non concedere il porto sicuro ai migranti. Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare. In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla ribaltare". "Il Governo Conte 1, come è emerso in questo processo, con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l'Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti. L'allora ministro dell'interno [Matteo Salvini, ndr] ha ritenuto di potere squilibrare l'unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli stati membri". "La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso". "E' solo la terraferma a essere un pos, cioè il place of safety, in altre parole il posto più sicuro. E questo lo ha ribadito anche la Corte di cassazione. Normalmente il Pos è il porto più vicino, però questo è stato modificato nel corso degli anni. Allora dobbiamo rispondere a due domande: la nave di salvataggio può essere considerata un luogo sicuro? Come è stato rappresentato in questo processo. La risoluzione Msc dice che la nave non viene considerata un luogo in sicurezza, anche se è luogo temporaneo di sicurezza, e dovrebbe essere sollevata. Pertanto la nave può esser considerato solo un Pos temporaneo.  Che la nave non sia un luogo sicuro è un principio consolidato. Anche le navi ad hoc per effettuare il salvataggio devono avere dei requisiti ben precisi. Quindi, solo la terraferma può essere un Pos e questo lo ha ribadito anche la Cassazione".  

Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti del governo Meloni ha disertato l'udienza ed in aula era rappresentato dal suo avvocato Giulia Bongiorno che, come in altre occasioni, ha cercato di ribaltare la realtà parlando di processo politico.

L'imputato, ministro della Repubblica, ha replicato via social pubblicando il seguente post:"6 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani? Follia. Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai".

Dopo il caso Sangiuliano e in attesa che esploda il caso Santanchè, la premier Meloni - neppure lei - ha ritenuto che la sua sopravvivenza politica sia più importante delle istituzioni che è chiamata a difendere e rappresentare e così, senza alcun pudore, ha diffuso via social la seguente nota:

"È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini".

Qualcuno, però, ricordi a Meloni e alla maggioranza che supporta i (post) fascisti al governo che a difendere la "Nazione" sono la Costituzione e le leggi che ad essa si ispirano. Pertanto, sequestrare su una nave 147 persone, anche se migranti, a supporto della propria propaganda politica è un possibile reato... anche se commesso da un ministro in carica. E che i (post) fascisti lo sappiano o meno, un possibile reato deve essere giudicato in un processo e non dalla maggioranza di governo... perché in quel caso una "Nazione" diventerebbe una dittatura.

Che cosa dicono le opposizioni? 

Queste le parole di Riccardo Magi di + Europa:"Matteo Salvini è finito sotto processo a Palermo perché nel 2019 ha tenuto in ostaggio 147 persone sulla Open Arms, con a bordo anche donne e bambini, pur di portare avanti la sua spregiudicata politica dei porti chiusi e ricattare l’Europa. E oggi è arrivata la richiesta da parte dei Pm di 6 anni di reclusione.Avere un Ministro accusato di sequestro di persona già dovrebbe essere fonte di imbarazzo per un governo di qualsiasi Paese democratico, ma avere addirittura la premier che interviene a gamba tesa nel processo rappresenta un’ingerenza gravissima del potere esecutivo nei confronti del potere giudiziario da far tremare i polsi.Ricordiamo a Giorgia Meloni che l’Italia non è ancora, per fortuna, l’Ungheria dove la giustizia è assoggettata al presidente Orban. E soprattutto è incredibile che Meloni commenti provando a truffare gli italiani sul senso del processo a Salvini: il suo vicepremier, nella vicenda Open Arms, ha tentato di modificare le norme per dotarsi dei pieni poteri nei confronti di migranti naufraghi, altro che svolgere il proprio lavoro. Ma la legge e il diritto internazionale glielo impediscono.Non solo una grave ingerenza da parte di Meloni, che sta evidentemente cercando di intimidire il pubblico ministero, ma anche una totale distorsione della realtà a uso e consumo delle crudeli e spesso illegali politiche di questa destra sui migranti". 
Nicola Fratoianni di AVS: "Non è vero che il processo a Salvini è un processo all’Italia. E non è vero che si tratta di un processo politico. Salvini tenne in ostaggio 147 persone su una nave per giorni, in violazione di tutte le convenzioni internazionali, pur di non farle scendere su suolo italiano. Utilizzò 147 vite, con uno spietato calcolo cinico, per provare a forzare i paesi europei sul salvataggio in mare e sull’accoglienza.Io ricordo bene quel periodo. Sono stato sulle navi delle ONG, nel Mediterraneo, per vedere con i miei occhi l’assenza dello Stato, mentre le mani in mare chiedono aiuto dopo un naufragio. Ricordo l’odio che si abbatteva su chiunque provasse a scalfire la narrazione tossica e cattivista di Salvini e dei suoi. Eravamo i “buonisti”. Come se essere buoni e solidali costituisse reato.Oggi Salvini è a processo per quello che già in quei giorni definimmo un vero e proprio sequestro di persona. Ma invece che difendersi nel processo, sta provando come sempre a metterla in caciara e a screditare la magistratura".

Autore Roberto Castrogiovanni
Categoria Politica
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