Nonostante le dichiarazioni di Donald Trump, il rapporto Mueller non ha messo una pietra tombale sulla vicenda Russiagate. Anzi, probabilmente è più da considerarsi come una specie di piantina che sta mettendo radici e inizia già ad irrobustirsi.

La maggioranza ottenuta dai democratici alla Camera, per Trump, non è né un incidente di percorso, né una seccatura, quanto piuttosto una jattura. Infatti, proprio da lì arrivano sempre più insistenti le pressioni su Nancy Pelosi, speaker della Camera, perché si dia inizio al processo che porti a mettere sotto accusa il presidente Trump.

La Pelosi, finora, è sempre stata molto prudente al riguardo. Il motivo è dovuto al fatto che non vuole che l'eventuale messa in stato di accusa possa apparire agli occhi degli americani come un processo politico, il che finirebbe per trasformare Trump in una specie di martire. Prima di agire, vuole avere la certezza che un eventuale impeachment sia giustificato da fatti concreti che dimostrino i collegamenti di Trump con la Russia e, soprattutto, che lui abbia ostacolato l'inchiesta del procuratore Mueller.

E proprio in relazione a ciò, la settima che sta per iniziare potrà chiarire meglio le future mosse dei democratici al riguardo con le decisioni che prenderanno le Commissioni Giustizia ed Intelligence della Camera in relazione alla mancata comparizione del ministro della Giustizia Barr, convocato per rispondere sulle sue scelte in relazione al rapporto Mueller, e alle implicazioni non certo conclusive relative alle valutazioni di tale rapporto date sia dallo stesso Mueller che dall' "Attorney General" Barr.