«Una crescita del 2% del Pil nel 2019? Ci stiamo lavorando, è un obiettivo alla nostra portata, sarà una manovra espansiva che favorirà la crescita.»

Questa è una delle tante dichiarazioni rilasciate dal vicepremier Di Maio durante un'intervista radiofonica rilasciata all'emittente RTL 102.5.

«Ieri – ha detto Di Maio – abbiamo assistito a istituzioni europee che si sono dichiarate contro una manovra che non hanno ancora letto. Il Def è un documento di 150 pagine e qualcuno sta sperando che su questa manovra il governo possa tornare indietro: noi non arretriamo di un millimetro e se ce ne sarà bisogno noi spiegheremo questa manovra nelle piazze», come se fossero le "piazze" a determinare l'andamento dello spread e quello dei mercati!

«Voglio andare a spiegare alle persone la manovra. Ci sono le tabelle che dicono dove si prendono i soldi, ma c'è un'altra serie di pagine che riguardano la filosofia di intervento. Quella la stiamo ultimando e da domani sarà disponibile». Ma i soldi per la "filosofia di intervento" dove verranno presi?

Per Di Maio, con le misure che il Governo metterà in atto «faremo crescere l'economia e ripagheremo il debito».


L'ottimismo del vicepremier, però, non è purtroppo  condiviso dai mercati che invece sembrano dar credito alle perplessità e alle preoccupazioni dei rappresentanti delle massime istituzioni europee, che ricordano al Governo del cambiamento che alla base dell'Unione europea ci sono comunque accordi che vanno rispettati.

Così lo spread, dopo aver aperto a quota 311, è iniziato ad oscillare in mattinata intorno a quota 300, 20 punti in più rispetto alla chiusura di ieri, con Piazza Affari in ribasso e l'euro ai minimi sul dollaro, intorno a 1,15, spinto in giù dalle tensioni causate dai giudizi negativi  sulla "manovra del popolo".

Il prossimo appuntamento del ministro dell'Economia Tria, che andrà in Parlamento per spiegare la manovra, sarà decisivo per capire se riuscirà o meno ad invertire questa, per ora, "mini" speculazione ai danni dell'Italia, con gli investitori che hanno ampiamente fatto capire di non credere ai contenuti della legge di bilancio 2019.