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L'ex procuratore nazionale antimafia De Raho mette il ministro Nordio e il governo Meloni di fronte alle loro responsabilità


"... 'stregheta ... ma dove son? A'a Camera? Bon... ma qui 'a servono un'ombreta? Come cos'è? Signor Tègneme! I mona sii riconosse dal fatto che i dovarìa tàser coi parla e che i dovarìa parlar coi tase... un'ombreta de vin!"

Questo non ha detto il ministro Carlo Nordio che oggi era a Montecitorio a rilasciare comunicazioni sull'amministrazione della giustizia. Questo, invece, è ciò che ha detto l'onorevole 5 stelle Cafiero De Raho, ex magistrato e procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo dal 16 novembre 2017 al 18 febbraio 2022:

Ministro, lei nella sua relazione ha, peraltro, indicato alcuni positivi approdi, evidenziando, fra gli approdi più significativi, l'abbattimento dell'arretrato del 29 per cento e l'assunzione di 4.200 unità di personale amministrativo. È chiaro a tutti che non sono i meriti dell'attuale Governo: sono i meriti dei Governi precedenti, sono i meriti della Spazzacorrotti, che ha abbattuto non solo in gran parte l'arretrato, ma soprattutto ha ridotto la durata media dei processi in appello e in Corte di cassazione.È desolante ciò che sta avvenendo nel mondo della giustizia. Inorridisce lo sviluppo del piano strategico teso a indebolire il sistema del contrasto alla corruzione e la corruzione è oggi lo strumento utilizzato dalle mafie per l'acquisizione degli appalti. Questo piano strategico del Governo vuole anche ridurre al massimo l'uso del più importante strumento investigativo, le intercettazioni.Già vi è stato detto, Ministro, come siano stati esclusi, con il decreto-legge n. 162 del 2022, i delitti contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati ostativi alla concessione dei benefici penitenziari e come, con il decreto-legge n. 105 del 2023, sia stata esclusa l'utilizzazione dei risultati delle intercettazioni sviluppate in altri procedimenti quando riguardano proprio i delitti di corruzione.Poi, abolite l'abuso d'ufficio, andando, al di là di quella che è la valutazione che lei ha fatto, in controtendenza all'indirizzo dell'Unione europea che nella sua direttiva vuole dare a tutti un'indicazione anche sull'abuso d'ufficio. L'abuso d'ufficio è il reato dei favoritismi, dei clientelismi, delle disparità trattamentali in qualunque consesso. L'abuso d'ufficio, come è stato detto da tutti i magistrati auditi, è il reato spia della corruzione e del condizionamento mafioso. Lei non la penserà così. Svolge oggi un ruolo politico e ha dimenticato evidentemente quando lavorava da magistrato, perché oggi tutti i magistrati auditi hanno detto questo, che l'abuso d'ufficio è un reato spia particolarmente significativo perché, attraverso di esso, si arriva ai reati di corruzione e di mafia.Allarma, poi, l'attenzione ossessiva che lei, il Governo e la maggioranza avete sulla pubblicazione e sull'informazione del contenuto delle intercettazioni. Il silenzio sulle ordinanze di custodia cautelare lo riteniamo molto grave. Il silenzio sui contenuti delle intercettazioni ostacola la prevenzione dei reati, perché ostacola la conoscenza. Ma lei, Ministro, la Presidente Meloni e tutti voi della maggioranza, sapete che il silenzio è omertà e sapete che le mafie si proteggono con l'omertà. La vostra politica è un favore alle mafie.Voi fate quello che le mafie nei loro territori impongono con l'intimidazione: zittite la stampa e le persone. Mai le mafie hanno avuto un trattamento così favorevole!E poi la previsione di rimettere alla valutazione della Polizia giudiziaria delegata all'ascolto la rilevanza e la trascrizione dei contenuti delle conversazioni. Non il pubblico ministero ma la Polizia delegata, nell'immediatezza dell'ascolto, deciderà se è rilevante o meno la conversazione. Anche questo è grave, sottrarre alla valutazione del pubblico ministero che, poi, dovrebbe andare a sentire tutte le conversazioni per valutare quelle rilevanti effettivamente e quelle non rilevanti.Poi, la separazione delle carriere. Separare il pubblico ministero dal giudice è stravolgere il nostro sistema. Allontanare il pubblico ministero dall'ordine giudiziario è spingerlo nel settore amministrativo, in quello del rappresentante della pubblica accusa. Non più un pubblico ministero autonomo e indipendente che, come il giudice, si muova nel solo interesse della giustizia ma un organo che cerca il colpevole e porta avanti l'accusa. Lei, Ministro, assicura che il pubblico ministero sarà sempre autonomo e indipendente come il giudice, ma non sarà così. Quando il pubblico ministero sarà separato dal giudice non avrà la stessa protezione costituzionale. Lei stesso ha parlato del pubblico ministero negli Stati Uniti. In molti Stati federati degli Stati Uniti d'America i pubblici ministeri sono eletti dai cittadini; in altri sono invece nominati dal governatore dello Stato. Quindi, lei parla di un altro pubblico ministero, non del nostro pubblico ministero, che ha un modello totalmente diverso.Si sente dagli interventi degli esponenti della maggioranza che il pubblico ministero è una parte, come il difensore, sempre. Ben si comprende che il passo immediatamente successivo è l'assoggettamento al potere esecutivo, al Ministro della Giustizia. Infatti, siete sempre in una condizione che non sopporta assolutamente qualunque apertura da parte dei pubblici ministeri che vogliono soltanto collaborare, così come hanno fatto i presidenti della corte d'appello che hanno detto semplicemente di ritardare la prescrizione per trovare una norma transitoria. Ma non si ascoltano costoro perché sono visti quasi come dei nemici.Qualunque innovazione tecnologica poi - e chiudo, Ministro - non può avvenire se non è anche accompagnata dai magistrati. Le risorse per la magistratura sono indispensabili. Coprire quei 1.400 magistrati e aumentare l'organico, in modo da poter affrontare effettivamente le pendenze, è fondamentale, soprattutto oggi che con la prescrizione siamo tornati all'antico e, quindi, avremo tra poco un accumulo di pendenze che, in mancanza dei magistrati, finirà per portarci da quel 29 per cento in meno a un 29 per cento in più.

E poi, se qualcuno fa presente che Meloni vuole trasformare l'Italia nell'Ungheria di Orban, arriva il giornalista pagato a cottimo pronto a giurare che è un'accusa infamante. E forse è vero... perché Meloni potrebbe pure far peggio di quanto fatto da Orban.

Autore Carlo Airoldi
Categoria Politica
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