Un piccolo grande paracadute
È incredibile come dentro di me convivano due stati d’animo. La sensazione di un salto nel buio, l’incertezza, il dubbio e una ebbrezza di gioia, contentezza, leggerezza. Abbracciati stretti in una unica danza. Volteggiano indisturbati da altri pensieri. Uno tira l’altro spinge. Convinti, nel loro stringersi, di essere però sulla strada giusta.
Parcheggio la macchina, attraverso la strada, il grande piazzale, salgo le scale decisa, determinata verso un oggi che possa aprire un’altra piccola porta del futuro. Per me, per le altre donne. Sto iniziando uno studio sperimentale, fase 1. Noi siamo quelle persone che per la prima volta ricevono il farmaco dopo gli animali. Siamo gli umani dopo il topo. Mi piace scherzare!
L’idea di poter provare un’altra medicina per il cancro all’ovaio mi rende euforica, portandomi la tranquillità necessaria a svolazzare con il piccolo paracadute che può diventare grande. È questa l’euforia. L’opportunità che vedo, la speranza che nutro. Per me, per le altre donne. E allora la preoccupazione, il dubbio, diventano piccoli piccoli di fronte alla porticina del futuro. Il paracadute sembra già più grande e il tempo meno frettoloso.
Nel nostro immaginario la parola sperimentale spaventa almeno quanto la parola prevenzione, eppure entrambe, a pensarci bene, ci prendono per mano e ci insegnano a essere liberi. Liberi di appropiarsi e riappropriarsi della propria vita. Liberi dai preconcetti e dagli spaventi. Liberi nella conoscenza, nella consapevolezza. Liberi di scegliere.
In Italia la scuola e la ricerca sono parole, non sono strumenti di crescita e vita. Sono parole, non sono valori di potenziamento. Sono parole, non sono la forza e la determinazione di un paese. Gli vengono riservate piccole sacche economiche, modesti impegni.
Tutt’altro che modesto è l’impegno di tante singole persone persuase, invece, che la scuola e la ricerca non siano solo parole. Dedicarsi, crederci, raccogliere costantemente fondi, spronare, parlarne sono l’imperdibile occasione per essere.
Se ci fermiamo a ragionare qualche istante scopriamo che la scuola ci ha reso la classe dirigente e non del nostro paese e i nostri figli saranno il suo risultato dopo di noi.
Se ci fermiamo a ragionare qualche istante scopriamo che ogni medicina pronta ad aiutarci, a curarci, a sollevarci dal dolore, dal malessere, dal fastidio, è stata sperimentata da qualcuno disponibile a essere il primo.
Se ci fermiamo a ragionare qualche istante verrà più spontaneo, chi può, aiutare la scuola e la ricerca.
Quando propongono uno studio sperimentale non è l’ultimo baluardo, ma l’opportunità di esserci per sé stessi e per gli altri. Non significa non c’è più niente da fare, significa proviamo insieme ad aprire altre porte e a rendere il futuro colorato per altre donne.
Scrivo oggi che salgo su questa strada, tante volte mi ero domandata quale sarebbe stata la reazione di fronte alla proposta. Ora la so. Bisogna trovarsi nelle situazioni per capirle veramente. Fuori dalle situazioni possiamo prenderci tanti lussi camminando l’arco dei ragionamenti, ondeggiando tra il lo farei a occhi chiusi e non lo farò mai. Dentro le situazioni l’aria è limpida. I “mal di pancia” ci sono, ma restano nascosti dietro la consapevolezza dell’opportunità.
Parto convinta per quest’altro viaggio. Convinta della mia libertà e per la libertà delle altre donne.
Abbi Cura Di Te