Il Made in Italy è un brand molto ambito e sono ormai tanti i casi di contraffazione, basta fare un giro sui marciapiedi delle città, sulle spiagge o addirittura nelle vetrine virtuali e puoi acquistare qualsiasi capo dal gioiello, al vestito fino alla pelletteria. La contraffazione però non si limita al settore della moda. Nel caso specifico delle frodi agroalimentari vengono compiute alterazioni, sofisticazioni con la produzione di generi alimentari che per nomi, colori, immagini e simboli richiamano l’italianità dei prodotti.
La contraffazione del Made in Italy ha causato nell’anno 2016 una perdita di N.100mila posti di lavoro. Fortissimi sono stati i danni per le imprese che invece operano nella legalità, mancate vendite, riduzione del fatturato, perdita di immagine e di credibilità, spese per la tutela dei diritti di privativa industriale.
Un caso di contraffazione di cui mi sono occupato direttamente come investigatore il traffico illegale delle “cravatte di Marinella”.
I legali mi incaricarono come investigatore per avviare le indagini per scoprire se effettivamente esisteva un traffico illegale. «Le persone arrivavano da Napoli la mattina in treno. Negli appostamenti giornalieri ho scoperto che erano circa dieci persone che, dopo l’arrivo a Roma si spostavano davanti al Tribunale e in zona Via Veneto. Inizialmente, provvisti di borsoni, la vendita era limitata a calzini che usavano come copertura perché nel sottofondo delle borse nascondevano le cravatte confezionate Marinella non originali. La vendita veniva effettuata dichiarando che le cravatte erano effettivamente originali ma frutto di furti nei magazzini Marinella di Napoli. Una singola cravatta veniva venduta dai 30 ai 50 euro».
L’originalità costa... se compriamo a basso costo un capo dovremmo domandarci da dove proviene.