A tu per tu con l'attore e doppiatore Alessandro Parise, protagonista al teatro Sistina di Roma del musical "Mary Poppins"
Conosciamo meglio Alessandro Parise, attore e doppiatore protagonista del musical "Mary Poppins" al Teatro Sistina Di Roma.
Come è cominciata la tua carriera?
La mia carriera è iniziata in questo modo: io banalmente ho fatto un percorso di educazione al teatro tramite la scuola, fin dalle scuole elementari ho fatto teatro. Avevo delle insegnanti che mi portavano sulla strada del teatro e mi hanno inculcato la passione lentamente. Mi hanno fatto scoprire anche quelle che erano le mie potenzialità e soprattutto mi hanno dato la possibilità di lavorare sul controllo delle emozioni che è una delle cose più importanti da portare anche in palcoscenico soprattutto nei grandi momenti di tensione. Ovviamente il percorso che è partito alle scuole elementari si è poi sviluppato al liceo dove ho avuto un incontro molto piacevole con un'insegnante di filosofia di un'altra classe che venne a farci una supplenza. E che mi ha scelto per fare un suo spettacolo in primo liceo, in cui mi ha portato a fare un Romeo e Giulietta a 14 anni con ragazzi di 18 anni. Da lì il pallino dell'attore si è proprio radicato dentro di me e avevo deciso di fare io percorso classico di accademia con la Silvia D'Amico. Invece poi sfortunatamente per ritardi vari dovuti anche a scelte dei miei genitori che volevano mi laureassi, ed infatti mi sono anche laureato in economia e commercio, ho ritardato ed all'età di 24 anni appena compiuti, di ritorno da Parigi, ho deciso di iscrivermi in un'accademia triennale a Roma che si chiamava all'epoca "Libera accademia dello spettacolo Teatro del sogno" dove ho incontrato tantissimi artisti,perché era legata ad una produzione importante e prima fra tutti Anna Mazzamauro che è stata su tutte un grande punto di riferimento, anche se è stata un'insegnante molto molto dura, molto pretenziosa. Ha ragione perché comunque sapeva benissimo quello in cui andavamo incontro nella nostra carriera. E quindi ci ha forgiati anche se poi noi per primi l'abbiamo allontana dall'accademia per ragioni di incompatibilità con gli altri insegnanti. All'interno della stessa scuola io ho avuto tantissimi insegnanti validi tra cui non posso non ricordare il grande Paolo Ferrari che è stato per me un grande punto di riferimento e un insegnante per me di commedia dell'arte che si chiama Mario Gallo che mi ha insegnato tutto sull'uso del corpo e della voce e sulla capacità di modulare la voce e di adattare il corpo ai vari personaggi. Ho fatto un grande percorso di commedia dell'arte che mi è rimasto addosso e che mi è servito per poter sviluppare teatralmente tutti i miei personaggi.
Come si fa a diventare un vero artista completo tra tv, doppiaggio e musical?
In realtà un attore per quanto mi riguarda, è un attore a tutto tondo. Quindi non esiste fare una differenziazione che purtroppo e sfortunatamente facciamo in Italia dicendo l'attore di teatro, l'attore di cinema, l'attore di tv. In Inghilterra, in America queste distinzioni non esistono. Il percorso attoriale, teatrale è un percorso valorizzato in tutti i paesi del mondo tranne che in Italia sfortunatamente, perché si è dimenticato un po quella che è la tecnica, la formazione, quello che è lo studio. Io ti direi quindi, per rispondere a questa domanda, dedizione, passione e sacrificio anche se è un sacrificio piacevole, intendiamoci, perché nel sacrificare tante cose per dare spazio alla recitazione e allo studio ovviamente si rinuncia a delle altre ma io l'ho fatto sempre con grande determinazione e con grande convinzione. Per cui ho studiato tanto e quello che bisogna fare nel mondo dello spettacolo è riuscire ad imparare il più velocemente possibile la tecnica per poi dimenticarsela, questo è il segreto per poter essere un buon attore. Per non far sentire agli altri che ti stanno ascoltando che sei dotato di una grande tecnica, per risultare il più naturale possibile. E questo è un lavoro molto complesso. Oggi ormai si ragiona nei termini della recitazione come gettata e buttata, ed è una cosa che insegnano nelle accademie di cinema ed è una cosa che io non amo particolarmente perché purtroppo ci mette in conflitto con quella che è la realtà attuale della televisione in particolare, più che del cinema. Anche se io sostegno sempre che i più grandi attori del momento, quelli che esplodono e hanno una continuità nel mondo della televisione e del cinema, sono quelli che poi rimangono sempre sulla breccia.
Che consigli a chi comincia questo mestiere?
Indubbiamente di mettere il focus su quello che sono le possibilità lavorative, perché il lavoro è diventato scarso,sia teatralmente che televisivamente e cinematograficamente, perché purtroppo i casting e le produzioni si orientano sempre sulle persone che hanno a disposizione più facilmente, quelle su cui possono puntare in modo più rapido possibile, non fanno fatica, non si impegnano più di tanto nello scovare nuovi talenti ma si basano su quelle che sono le cose certe.