Un nuovo studio israeliano conferma che una terza dose di vaccino riduce la carica virale del coronavirus limitandone la capacità di trasmissione
Israele, contravvenendo alle raccomandazioni dell'OMS, da alcune settimane ha iniziato a somministrare una terza dose del vaccino anti-Covid prodotto da Pfizer a tutti coloro che ne abbiano fatto richiesta dopo aver ricevuto l'ultima dose da almeno cinque mesi. All'inizio, il richiamo era destinato alle persone fragili e/o molto anziane. Progressivamente, è stato esteso al resto della popolazione.
Sulla somministrazione del richiamo, è stato pubblicato (al momento solo sul sito web MedRxiv) un nuovo studio congiunto da parte del Technion e del Maccabi Research and Innovation Center.
In base ai risultati, che comunque dovranno essere valutati dalla comunità scientifica, secondo la ricerca una terza dose di Comirnaty ridurrebbe significativamente la carica virale nei pazienti infetti dalla variante delta e quindi anche la possibilità di trasmissione del virus.
Sempre in base a quello studio, la capacità del vaccino Pfizer di ridurre la carica virale del coronavirus diminuirebbe drasticamente circa sei mesi dopo la somministrazione della seconda dose.
Lo studio ha analizzato 11.000 tamponi di persone positive alla variante delta, suddivise in tre gruppi: persone che non sono mai state vaccinate, persone che sono state contagiate entro sei mesi dall'assunzione della seconda dose e persone che sono state contagiate dopo aver ricevuto la vaccinazione di richiamo.
"Quello che abbiamo scoperto è che l'efficacia del vaccino rispetto alla carica virale diminuisce gradualmente nel tempo, fino a quando, dopo sei mesi, [la carica virale] raggiunge un livello elevato, simile a quello di una persona non vaccinata", secondo quanto riferisce Matan Levine-Tiefenbrun, che ha guidato la ricerca. "Tuttavia, abbiamo scoperto che l'iniezione di richiamo riduce significativamente la carica virale".
Inoltre, i ricercatori ha verificato che le persone contagiatesi meno di due mesi dopo la seconda dose avevano una carica virale inferiore rispetto alle persone non vaccinate. Di conseguenza, avevano anche sintomi più lievi ed erano meno contagiose.
Ma dopo due mesi, la protezione immunitaria offerta dal vaccino di Pfizer inizia gradualmente a calare e la carica virale, di conseguenza, aumenta, raggiungendo il picco dopo circa sei mesi.
Quanto prodotto da quest'ultima ricerca conferma i dati di un altro studio israeliano pubblicato pochi giorni fa sul New England Journal of Medicine e che la FDA ha utilizzato per valutare o meno la possibilità di iniziare una campagna di richiamo negli Stati Uniti. Quello studio ha stabilito che l'efficacia del vaccino nel prevenire la trasmissione diminuisce significativamente dopo sei mesi, ma anche in quel caso, è stato stabilito che le persone vaccinate hanno circa il 50% in meno di probabilità di infettarne altre rispetto alle persone non vaccinate. E sempre secondo quella ricerca, dopo una terza dose, il vaccino prodotto da Pfizer sarebbe efficace al 95% nel prevenire la trasmissione del contagio.