I 17 capi di accusa che gli Usa hanno presentato al Regno Unito per chiedere l'estradizione di Julian Assange complicano ancor di più la vicenda del fondatore di Wikileaks, attualmente agli arresti nel carcere di Belmarsh, a Londra, condannato a poco più di un anno di reclusione per non aver rispettato le condizioni del rilascio su cauzione, rifugiandosi nell'ambasciata dell'Ecuador.

Nel frattempo, un tribunale svedese sta decidendo se chiedere o meno l'estradizione di Assange al Regno Unito per un presunto reato di violenza sessuale.

A questo punto, l'Home Secretary (il ministro degli Interni britannico), chiunque sarà nel prossimo governo che si formerà dopo le dimissioni della May, si troverà a dover affrontare una questione non da poco che non mancherà di suscitare più di una polemica.

Infatti, oltre a decidere a chi dare la preferenza in caso che per Assange arrivi anche una richiesta di estradizione da parte della Svezia, la questione principale, sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti, avrà una connotazione "filosofica" e riguarderà la libertà di espressione e il diritto alla tutela delle fonti da parte di chi pubblica notizie.

Al Dipartimento di Giustizia Usa, proprio a tale riguardo, si è cercato di giocare d'anticipo, sottolineando che Assange non è un giornalista e pertanto non gli può essere concesso ciò che il "primo emendamento" consente invece ai giornalisti.

Questo potrà essere sufficiente a disinnescare polemiche e proteste, anche da parte di attivisti e di associazioni che si occupano di diritti civili? Probabilmente no.

Infatti, come riporta il New York Times, secondo Jameel Jaffer del Knight First Amendment Institute della Columbia University, "ai fini della libertà di stampa, ciò che conta non è il giornalista o meno, ma se le attività giornalistiche - che siano realizzate da un giornalista o da chiunque altro - possano essere considerate reati. La mossa dell'amministrazione Trump potrebbe stabilire un precedente da utilizzare anche in futuro per criminalizzare inchieste giornalistiche riguardanti la sicurezza nazionale.

Infatti, le accuse [ad Assange] si basano quasi interamente su ciò che i giornalisti investigativi fanno ogni giorno. L'atto di accusa è pertanto da interpretarsi come un attacco frontale alla libertà di stampa".