Nel pomeriggio, alla Camera, si è discusso della possibilità di riformare la legge elettorale. Si è fatto votando le 4 diverse mozioni presentate. Sono state repinte le mozioni n. 1-01314, n. 1-01349 e n. 1-01353, scritte dalle opposizioni.

Invece, è stata approvata la mozione di  maggioranza n. 1-01351, a firma Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Parisi, Sottanelli, Formisano, Bueno e Locatelli, nella quale "la Camera si impegna ad avviare nelle sedi competenti una discussione sulla legge 6 maggio 2015 n.52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte".

Una situazione doppiamente paradossale. Il primo paradosso è costituito dal fatto che il PD voglia adesso modificare una legge entrata in vigore da un paio di mesi, ovviamente mai utilizzata e pertanto mai messa alla prova, che fino a qualche tempo fa era l'orgoglio del capo del Governo Matteo Renzi, che addiritura la proponeva come esempio per tutti gli altri paesi in Europa, e non solo.

Il secondo paradosso è costituito dal testo della mozione votato per modificare la legge elettorale che, tradotto in italiano, suona in questi termini: il PD è disposto a cambiare l'Italicum sulla base delle proposte di modifica presentate dalle opposizioni... ma solo se tali proposte sarannno di nostro gradimento.

Peccato che prima di arrivare alla votazione della mozione del PD, lo stesso PD abbia respinto le mozioni delle opposizioni che entravano nel merito delle modifiche alla legge elettorale. Quindi, a rigor di logica, la successiva votazione della mozione 1-01351, passata con i voti  della maggioranza, è una contraddizione in essere, una votazione kafkiana. Ma inutile stupirci del livello di assurdità di questo Parlamento e di questo Governo.

In termini concreti, Renzi ha finalmente capito che l'Italicum, ricalcato su misura su quelli che lui pensava fossero i suoi numeri nelle urne, non gli garantisce più la rielezione e per questo va modificato. Inoltre, dalla Consulta, dove la costituzionalità di questa legge avrebbe dovuto essere discussa il 4 ottobre, salvo successivo rinvio a data da destinarsi, non è da escludere che sia arrivata una voce dal sen fuggita che ne abbia anticipato una solenne bocciatura.

Quindi, dimenticando tutte le precedenti dichiarazioni, Renzi ha con magnanimità concesso la modifica alla legge elettorale che verrà licenziata dopo esser stata di nuovo ritagliata sulla base degli ultimi sondaggi, dell'esito del referendm costituzionale e di eventuali variazioni della fase lunare e dell'alta marea, ovviamente solo dopo aver verificato se queste potranno essere utili a fargli vincere le prossime politiche.