Per l'ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzya, "la cosiddetta controffensiva ucraina può considerarsi conclusa". Un'affermazione ovviamente scontata, essendo di parte, ma comunque da considerarsi non del tutto infondata. Tutt'altro.

In prossimità dell'inverno, le forze ucraine al Sud devono ancora sfondare completamente le linee difensive russe in modo da attaccare direttamente  le gli obiettivi strategici indicati nelle città di Tokmak, Berdiansk e Vasylivka, a causa degli ostacoli rappresentati da campi minati, attacchi aerei, carenza di attrezzature speciali, esaurimento delle truppe e segnali incerti da Washington, dovuti alle titubanze del Congresso nell'approvare nuovi finanziamenti.

Inoltre, ad est, l'Ucraina deve affrontare la nuova spinta russa che ha  convogliato sull'altura di Avdiivka il proprio sforzi bellico per cercare di impedire all'esercito di Kiev di controllare una sezione molto importante del fronte nei pressi di  Donetsk. L'esercito di Mosca ha ottenuto successi anche nei pressi di Krasnohorivka e Pervomaiske, seppur a scapito di perdite significative, controbilanciate, però da quelle ucraine.

E allora, si va verso uno stallo?

Questo è quello che gli analisti dicono, almeno finché Kiev non riceverà i primi F-16, gli aerei da caccia multiruolo che i vertici militari ucraini ritengono decisivi per proseguire l'offensiva anche in pieno inverno. 

L'utilizzo di questi aerei, come quello dei missili ATACMS permetterà a Kiev di colpire i centri di approvvigionamento russi, così come le basi aeree, più vicine alla linea del fronte in modo da indebolirla, destabilizzandola tramite il ritardo di protezione e rifornimenti.

Quando arriveranno i primi F-16? Non prima della fine di gennaio. Quindi, a meno di clamorosi colpi di scena, fino ai primi mesi del prossimo anno in Ucraina si registreranno solo scaramucce o attacchi  su abitazioni e/o obiettivi energetici con l'intento di minare la resistenza dei civili.

Insomma, niente di nuovo dal fronte... orientale.