Tatticismi. A volte viene da pensare se non sia necessario pizzicarsi per essere sicuri di non stare sognando. Domenica, si era rimasti ad una dichiarazione ufficiale in cui i tre diventati l'emblema della scissione tra il PD di sinistra e il PD renziano - Speranza, Rossi, Emiliano - annunciavano l'addio al partito.

Come conseguenza, ci si sarebbe attesi che lunedì si passasse alle vie di fatto, con annunci e conferenze dove si comunicavano i passi per la formazione di un nuovo, ulteriore, partito realmente di sinistra con tempi, modi, persone, programmi... Invece, nulla di tutto questo. Anzi, proprio nulla... nulla di nulla!

Martedì pomeriggio, al Nazareno, va in scena la Direzione nazionale del PD. È una riunione soprattutto di carattere tecnico dove saranno definite tutte le procedure necessarie per dare avvio al Congresso del partito, indicandone date e scadenze. Renzi non sarà presente. Le anticipazioni sembrano confermare che le primarie si svolgeranno entro maggio. Niente allungamento dei tempi, per cercare di ricomporre la "crisi".

Lunedì sono iniziati gli appelli all'unità da parte di Letta (Enrico) e Prodi. Appelli scontati che, al di là della retorica, non hanno portato alcun contributo di carattere pratico per ricomporre la divisione politica tracciata e tenacemente cercata da Matteo Renzi che, nei tre anni da segretario premier, ha sempre fatto di tutto e di più per trasfomare il PD in un partito personalistico, l'opposto dell'esperienza ulivista cui doveva ispirarsi.

Adesso non resta che vedere se i tre "scissionisti" si decideranno a dar seguito o meno alle loro dichiarazioni. In ogni caso, come già ricordato da molti, la scissione del PD con chi è alla ricerca di un partito di sinistra c'è già stata e pure da molti mesi.

Lo hanno indicato i due appuntamenti elettorali del 2016 con la sconfitta del PD alle amministrative e la scoppola subita da Renzi in occasione del referendum costituzionale. Il PD di oggi è il partito di Renzi e con la sinistra non ha nulla a che fare. Emiliano, Speranza e Rossi possono pure cambiare idea, ma il dato di fatto del PD diventato PdR è immutabile.

Sono gli elettori di sinistra ed essersi scissi dal Partito Democratico, non andando a votare oppure votando 5 Stelle o, addiritura, Lega Nord! L'esempio della sindaca leghista eletta a Cascina è emblematico. Quindi, al di là di quello che decidano le varie correnti della minoranza di sinistra, è una parte dei suoi elettori ad aver preso atto che il PD di Renzi non li rappresenta più.

Ma di questo, sembra che in pochi se ne siano accorti. Eppure non è una questione così secondaria...