Per inaugurare la riapertura dell'Italia - dal 3 giugno, infatti, è possibile circolare liberamente tra le regioni senza più necessità di certificato e giustificazione mentre il Paese riapre all'arrivo di cittadini europei senza obbligo di quarantena - il premier Conte ha organizzato a Palazzo Chigi una conferenza stampa per decretare l'inizio di un "quasi" ritorno alla normalità, dove il già detto e il già sentito l'hanno fatta da padrone.

Oltre a rimarcare la bontà di quanto deciso finora dal Governo per l'emergenza Covid, Conte ha annunciato un piano di riforme a cui tutti saranno invitati a contribuire e che il Governo dovrà impegnarsi ad attuare in base a quanto stabilito, qualunque sia la maggioranza che lo supporti adesso o lo suporterà in futuro, senza avvolgere i provvedimenti che verranno presi in bandiere elettorali da sventolare da parte di questo o quel partito. 

Insomma, dall'ovvio di La Palice Conte è passato all'utopia di Tommaso Moro.

La conferenza è poi proseguita con le domande dei giornalisti che hanno trattato i soliti temi, dallo sblocco dei cantieri al ritiro della concessione ad Autostrade senza neppure dimenticare il mai tramontato ponte sullo Stretto (!), a cui Conte ha risposto con quanto di più scontato non ci si sarebbe potuto attendere.

Come ogni cerimonia che si rispetti, la prevedibilità e la noia sono state protagoniste.

Non ci si poteva attendere diversamente. 


E per chiudere il déjà-vu di giornata, in attesa dell'indignazione di Matteo Salvini che oggi è andato ad omaggiare al Gianicolo i rivoluzionari anticlericali della Repubblica romana - al neo baciapile, noto agitatore di rosari e vangeli, non devono averglielo detto! - ci dobbiamo accontentare solo di quella di Giorgia Meloni: 

«Un'altra conferenza stampa di Conte mandata in diretta in contemporanea su più reti per dire che il governo FARÀ tantissime belle cose. Milioni di italiani assistono basiti, chiedendosi con quale coraggio si facciano nuove promesse quando non sono ancora arrivate le risorse promesse in analoghe conferenze di due mesi fa. Ma forse per rendersi conto di quanto tutto questo sia surreale occorrerebbe, ogni tanto, uscire dal palazzo e dalle conferenze virtuali».