A seguito dell'attentato terroristico di domenica sera nel centro di Ankara, che ha causato 37 morti e oltre 120 feriti e che non è stato ancora rivendicato da nessuno, la Turchia ha bombardato postazioni dei Curdi nell'Iraq settentrionale. Secondo fonti dell'esercito turco, sarebbero stati impiegati undici caccia. I bersagli principali sarebbero stati nascondigli e depositi di armi sui monti Qadil, dove si trovano soprattutto rifugi di militanti del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, messo fuorilegge dal governo turco.

Quasi a voler giustificare l'operazione, le autorità turche hanno dichiarato che uno dei due autori dell'attentato sarebbe una donna nata nel 1992 a Kars, una città della Turchia orientale, e appartenente al PKK dal 2013. Se fosse confermato un coinvolgimento del PKK, si tratterebbe di un mutamento tattico radicale, dal momento che, fino ad oggi, gli attentati erano stati diretti verso le forze di sicurezza e non contro civili.

Secondo il quotidiano Sabah, vicino a posizioni governative, la donna sarebbe stata alla guida di una BMW bianca carica di tritolo, che avrebbe portato in mezzo a due bus pieni di passeggeri ed avrebbe poi fatto saltare in aria. 

L'attentato di domenica è avvenuto in una stazione di pullman, nella zona centrale di Ankara, nell'area amministrativa della città, a poche centinaia di metri dalle sedi del ministero degli Interni e di quello della Giustizia. Nella zona si trovano anche numerosi negozi e anche il quartiere delle ambasciate non è molto distante. Tuttavia, il ministro degli Interni, Efkan Ala, ha dichiarato che l'attentato era diretto contro la popolazione civile.

Alcuni giorni fa, l'ambasciata Usa era stata avvertita della possibilità di un attentato ed aveva invitato i cittadini americani ad evitare quella zona della città.

Nemmeno un mese un fa, la capitale turca era già stata oggetto di un attentato terroristico, con un'autobomba che aveva provocato la morte di 29 persone ed il ferimento di altre 60. In quell'occasione la rivendicazione era giunta da parte del Tak, i cosiddetti Falchi della Libertà del Kurdistan, che sostengono di essersi separati dal PKK, nonostante molti ritengano che le due organizzazioni siano in qualche modo collegate fra loro.