Le strumentalizzazioni evocate da Di Maio sulla via della seta nascono soprattutto da Salvini
«Andare avanti, ma con intelligenza» ha scritto Di Maio, questa mattina, come incipit ad un post da lui pubblicato sul suo profilo social per "lamentarsi" delle polemiche relative all'accordo riguardante la cosiddetta "via della seta", che il Governo dovrebbe firmare la prossima settimana con il presidente cinese Xi Jinping, il cui arrivo è previsto in Italia per il 21 marzo.
«Sono giorni in cui leggo molta confusione tra le opinioni politiche, piuttosto avventate, di qualcuno.
Sulla via della Seta ad esempio ho assistito a un dibattito surreale. Un accordo che ho voluto fortemente, perché servirà a spingere il nostro Made in Italy e le nostre eccellenze in un mercato dove ancora non riusciamo ad arrivare. Significa più crescita, più economia, più sviluppo per le nostre imprese e più lavoro.
Eppure qualcuno è riuscito a montarci su un film, parlando di presunte preoccupazioni degli Stati Uniti verso l'Italia. E c'è chi ha persino fatto eco a queste preoccupazioni, strumentalizzandole.
Vedete, il meccanismo ormai è lo stesso da decenni: ogni volta che il nostro Paese prova a muovere un passo autonomamente, come in questo caso, c'è sempre chi accende una spia d'allarme. È accaduto lo stesso con l'Europa su quota 100, sui truffati dalle banche e sul reddito di cittadinanza.
Io sono dell'idea che l'Italia debba rispettare i propri alleati atlantici e onorare sempre gli impegni presi, ma che possa anche scegliere come e dove andare. Occorre fare le cose con coscienza e responsabilità.
Mi auguro che la Lega sia della stessa idea, perché negli ultimi giorni ho visto posizioni diverse, un po' schiacciate su quello che chiedono gli altri Paesi e non su quello che vuole e fa bene all'Italia. Mi ha sorpreso, non lo nascondo.
Su ogni punto dei precedenti governi continuo a sentire “dobbiamo andare avanti”. Ma non dimentichiamoci che siamo arrivati al governo per provare a cambiare il Paese (e mi sembra che qualcosa la stiamo facendo), non certo per lasciarci trascinare da misure prese da chi ci ha preceduto. Per questo non servivamo certo noi!
Quindi si, andiamo pure avanti. Andiamo avanti, ma con intelligenza. Questa è la parola chiave. Perché c'è un contratto scritto per gli italiani e per nessun altro. Siamo tutti grandi e vaccinati per scegliere. Siamo stati eletti per iniziare a farlo. Altrimenti, ripeto, potevamo tenerci Berlusconi e il Pd.»
Prima di tutto lasciamo da parte qualsiasi ipocrisia. Se l'Italia, qualunque fossero le motivazioni, si rifiutasse di firmare l'accordo con la Cina, senza indugio Pechino otterrebbe dalla Francia, dalla Spagna, dalla Slovenia o dalla Croazia tutto quello che noi non avremmo concesso.
E questo lo sanno bene il Partito Democratico (oltretutto Renzi non dice di andare a fare conferenze in Cina promuovendo investimenti in Italia?) e soprattutto la Lega che comunque fa capire di non gradire l'accordo.
E infatti, proprio oggi, un Salvini infagottato in una felpa con su scritto Lauria, a margine di un comizio tenuto in quella località, ha dichiarato: «Voglio controllare settori strategici per la sicurezza nazionale [perché] le chiavi di casa le devono possedere gli italiani. Voglio controllare chi viene a investire in Italia, su cosa viene a investire e che non siano settori strategici».
Salvini, naturalmente, si riferiva al trattato grazie al quale l'Italia dovrebbe diventare il terminal marittimo dell'ultimo tratto della via della seta con la Cina. Ma qual è in realtà il problema di Salvini e della Lega? Che questo accordo, che elettoralmente potrebbe diventare una bandiera esclusiva dei 5 Stelle, non coinvolge la Lega.
E dato che Salvini vede un pericolo all'orizzonte per la sua propaganda, ha deciso di mettere i bastoni fra le ruote dei 5 Stelle, almeno finché non riuscirà a convincersi che l'accordo con la Cina venga interpretato dagli italiani come se fosse stato promosso anche da lui... sebbene non sia così.
Di Maio, nel suo post si lamenta delle critiche ricevute su questa iniziativa di cui cerca di autenticarsi come principale promotore, richiamandosi al viaggio in Cina dello scorso anno, ed in parte incolpa anche la Lega includendola tra coloro che sono contrari. In realtà, è effettivamente la Lega l'oppositore principale di questa iniziativa... e Di Maio lo sa bene. Come sa che la Lega è anche suo alleato di Governo.
Quindi, è ora che Di Maio metta da parte tatticismi ed ipocrisie per chiarirsi definitivamente con Salvini, perché la strada che le due forze politiche hanno imboccato è quella della crisi di Governo, anche se non è neppure da escludere che i due partiti non abbiano deciso di arrivare al traguardo delle europee per salutarsi subito dopo.
Quel che è certo è che se Lega e 5 Stelle continueranno su questa linea, il Governo non potrà durare per l'intera legislatura, al di là delle rassicurazioni in proposito di Salvini e Di Maio.