"Vale la pena di guardare qualche numero e qualche studio per riflettere.
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Quasi il 46% dei cittadini dichiara di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno, il 43% dice di non riuscire a fare fronte a spese impreviste, il 42% ritiene inadeguate le proprie risorse economiche in famiglia.
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Se vogliamo ripartire, bisogna guardare in faccia tutto questo.
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Certo il punto non è che gli italiani non ci hanno capito.
Il punto è che abbiamo sbagliato alcune delle risposte fondamentali ai nuovi bisogni che sono emersi.
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Non tutto è riassumibile nella forza o nella debolezza di un leader.
E serve una riflessione anche del nostro posizionamento.
Un’idea nuova di coalizione e delle possibili alleanze nel campo del centrosinistra e delle forze riformiste, cercando sopratutto forze nuove, tanto più di fronte alla persistenza di due offerte alternative alla nostra oggi chiaramente più forti di noi su scala nazionale.
Sopratutto se si immaginano sistemi elettorali a doppio turno, occorre fare questo sforzo di prospettiva se non vogliamo rischiare l’irrilevanza.
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Per noi il tema non è mai stato votare Salvini o Di Maio Premier.
Ma per noi il tema non potrà mai essere nemmeno sostenere un qualsivoglia percorso con Salvini, Berlusconi e Meloni come soci di riferimento.
Tanto più impossibile chiaramente per noi un governo a trazione leghista.
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Lunedì si terranno nuove consultazioni e noi certamente dovremo avere un atteggiamento costruttivo verso la Presidenza.
Da dove partiamo? Per noi rimangono essenziali alcuni capisaldi irrinunciabili legati prima di tutto alle scelte economiche e sociali del Paese a partire dall’agenda sociale per una crescita equa contro le diseguaglianze e a un rinnovato impegno per la nuova Europa e il suo salto di qualità politico sempre più urgente e necessario. Certo, anche le riforme istituzionali rimangono un terreno di sfida e di confronto per una democrazia davvero decidente.
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Possiamo farcela se ricominciamo a lavorare insieme sul senso della prospettiva che vogliamo per il nostro Paese.
Su un’idea di futuro per gli italiani, molto prima dei nostri destini.
Possiamo farcela se iniziamo davvero le nostre battaglie per l’allargamento del Reddito di Inclusione contro la povertà, per l’assegno universale alle famiglie con figli, per il salario minimo legale contro il lavoro sottopagato e i contratti pirata.
Per la parità salariale di genere.
Possiamo farcela se arriviamo prima di altri a rispondere ai bisogni delle 900mila madri single del nostro paese di cui ben la metà rischia la povertà e certamente più in difficoltà delle altre madri.
Possiamo farcela anche se smettiamo di chiamarci in modo esasperato renziani, antirenziani, martiniani, orlandiani, e via dicendo (ciascuno si inventi la sua etichetta) ma se ritroviamo invece l’orgoglio di essere prima di tutto e solamente democratici."


Le frasi sopra riportate sono state estratte dalla relazione del segretario reggente del Partito Democratico Maurizio Martina, Rifondare il PD con idee e forze nuove, letta ed approvata il 3 maggio durante la Direzione nazionale del partito.

Nel riassumerla, si può dire che il Pd, come sempre, mette insieme una serie di bei titoli che fanno da indirizzo per un'ipotesi di programma governo, poi ci viene detto che i numeri per realizzarlo il Pd non li ha, che una parte del "partito che dovrebbe essere unito" aveva già deciso che con i 5 Stelle non poteva neppure discutere per vedere se ci fossero dei punti di contatto per portare avanti quei temi ed infine il Pd non pare neppure intenzionato a sostenere un governo con il centrodestra.

Ma allora, come pensa il Pd di poter rispondere ai bisogni degli italiani, oltretutto creati anche dallo stesso Pd, visto che ha governato, e continua a farlo, negli anni precedenti?

Nella sua relazione il segretario Martina lo ha detto? No. Lo ha fatto capire? Neppure.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lunedì 7 maggio riprenderà le consultazioni per la formazione del nuovo Governo. Alle 10 inizierà a parlare con i 5 Stelle e di seguito con gli altri partiti. Questo ennesimo giro si concluderà alle 18, con l'incontro con il presiente del Senato.

Che cosa dirà il Pd a Mattarella se nella sua relazione, che tutti i dirigenti di quel partito hanno votato all'unanimità, il segretario Martina ha detto di non potersi alleare con chicchessia?

E' questo il modo per proporsi al paese come "solido punto di riferimento"? Utilizzando gli strumenti dell'incertezza e dell'ipocrisia? Ma non sono quelli che hanno portato il Pd al 18%?