Lo spirito che aveva riempito gli apostoli riuniti per la Pentecoste, per alcuni dei presenti, secondo quanto riportato negli Atti degli Apostoli, non era tanto santo, quanto piuttosto alcolico. Per togliere ogni dubbio, Pietro rilasciò una dichiarazione che potesse essere decisiva: come potrebbero questi uomini essere ubriachi se sono appena le nove del mattino?

Tutto ciò, a dimostrazione che già duemila anni fa non era così scontato credere a quella che oggi il Papa ha definito, nella propria omelia per la festività della Pentecoste, come armonia dello Spirito, descrivendola come «pace nell'inquietudine, fiducia nello scoraggiamento, gioia nella tristezza, gioventù nella vecchiaia, coraggio nella prova».

Ma oggi esiste questa armonia? Papa Francesco non pare esserne tanto convinto.

«Oggi nel mondo le disarmonie sono diventate vere e proprie divisioni: c'è chi ha troppo e c'è chi nulla, c'è chi cerca di vivere cent'anni e chi non può venire alla luce.

Nell'era dei computer si sta a distanza: più "social" ma meno sociali. Abbiamo bisogno dello Spirito di unità, che ci rigeneri come Chiesa, come Popolo di Dio, e come umanità intera. Che ci rigeneri.

Sempre c'è la tentazione di costruire "nidi": di raccogliersi attorno al proprio gruppo, alle proprie preferenze, il simile col simile, allergici a ogni contaminazione. E dal nido alla setta il passo è breve, anche dentro la Chiesa. Quante volte si definisce la propria identità contro qualcuno o contro qualcosa!

Lo Spirito Santo, invece, congiunge i distanti, unisce i lontani, riconduce i dispersi. Fonde tonalità diverse in un'unica armonia, perché vede anzitutto il bene, guarda all'uomo prima che ai suoi errori, alle persone prima che alle loro azioni.

Lo Spirito plasma la Chiesa, plasma il mondo come luoghi di figli e di fratelli. Figli e fratelli: sostantivi che vengono prima di ogni altro aggettivo. Va di moda aggettivare, purtroppo anche insultare.

Possiamo dire che noi viviamo una cultura dell'aggettivo che dimentica il sostantivo delle cose; e anche in una cultura dell'insulto, che è la prima risposta ad un'opinione che io non condivido.

Poi ci rendiamo conto che fa male, a chi è insultato ma anche a chi insulta. Rendendo male per male, passando da vittime a carnefici, non si vive bene. Chi vive secondo lo Spirito, invece, porta pace dov'è discordia, concordia dov'è conflitto.

Gli uomini spirituali rendono bene per male, rispondono all'arroganza con mitezza, alla cattiveria con bontà, al frastuono col silenzio, alle chiacchiere con la preghiera, al disfattismo col sorriso».

La strada dello Spirito, ha ricordato il Papa, non è la strada della divisione. Pertanto, come logica conseguenza, non basta baciare croci, sventolare vangeli, invocare santi e richiamarsi al cuore della Madonna per cercare di convincere del contrario le persone, almeno quelle che si dicono o pretendono di essere realmente cristiane.