Le ore ed i giorni trascorrono con il loro ticchettio naturale mentre il Governo Conte resta condizionato proprio da quei 156 voti che gli hanno accreditata la fiducia a Palazzo Madama.

Con la tipica confusione che contraddistingue gli spettacoli delle marionette nel teatrino della politica tutti sembrano fregarsene della crisi economica e sanitaria che soffoca gli italiani, incaponendosi a ribadire le loro supposte e contradditorie ragioni.

Da nessuno sembra affiorare un segnale di ravvedimento, o per meglio dire di rinsavimento.

Il duo Renzi – Salvini, che come riferito dal quotidiano della famiglia Berlusconi (NdR: Il Giornale) si è molto raccordato durante la seduta al Senato per il voto di fiducia, non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo obiettivo primario che è quello di annientare Giuseppe Conte costi quel che costi, senza curarsi delle possibili conseguenze per il Paese.

Dal canto suo l’accoppiata Meloni – Salvini, con lo scendiletto Tajani a rimorchio, insiste nel chiedere al Presidente Mattarella elezioni anticipate subito, per il timore che i sondaggisti possano segnalare un cambio di vento.

Mi domando: che ne sarebbe del Paese, degli italiani, della pandemia e della crisi economica nei quattro/cinque mesi in cui i politicanti, tutti, avrebbero come loro priorità una non semplice campagna elettorale? E nei tempi successivi per formare il nuovo governo? 

La risposta più probabile credo sia: chi se ne frega !!!

Anche Giuseppe Conte, però, ci ha messo del suo e sta contribuendo a far sì che non si esca da questa situazione di stallo.

Non ancora del tutto avvezzo agli usi e costumi della politica, mal consigliato dai suoi sostenitori, da sempre ostaggio di Di Maio e del M5S, il Premier ha commesso un errore strategico imperdonabile.

Illudersi che il “Conte 2”, già circoscritto nei programmi e  nella composizione, potesse rafforzarsi con l’ipotesi di un “rimpastino” (NdR: ministero dell’agricoltura?)  ottenendo così l’adesione di nuovi gruppi, o di singoli parlamentari, fuori dalla attuale maggioranza, era e si sta dimostrando una ingenuità.

Il Presidente del Consiglio, martedì sera, appena ottenuta la fiducia al Senato avrebbe dovuto salire subito al Colle e rassegnare le dimissioni.

Non solo ne avrebbe guadagnato la sua immagine di Premier dimissionario ma non sfiduciato, ma soprattutto avrebbe dato scacco a quanti (NdR: Renzi e Salvini) già stavano predisponendo i trabocchetti da tendere in aula al Governo.

Il Presidente Mattarella, probabilmente, dopo opportune consultazioni, gli avrebbe conferito l’incarico per tentare di formare un nuovo governo, il “Conte ter”.

Un nuovo governo di certo più stuzzicante ed attraente per gruppi parlamentari europeisti, disponibili ed interessati a concorrere alla nascita di un nuovo governo e ad integrarsi con PD, M5S e LeU.