È difficile dare una definizione chiara di Felicità, e si cade spesso nel generico cercando di descriverla, ma se cominciassimo a migliorare la descrizione ogni giorno, ne verrebbe fuori un sentimento di pace interiore, è questo che vedo nei miei allievi quando cambiano togliendo gli automatismi che mostrano ostacoli nella vita, interpretandoli come "sbagliati", come se "non dovessero esserci nella vita per essere felici".

Invece è proprio grazie alla loro esistenza che esiste il loro opposto, attrito/scorrevolezza.

Si tratta di un abitudine a vivere escludendo la ricerca di gioia ed euforia nei beni materiali, un escludere la ricerca che questa derivi dall'esterno, ma vedendo consapevolmente in noi la presenza degli aspetti che ci rendono la vita più fluida, semplice, scorrevole, il più priva possibile da attriti su cui dover usare il "ragionamento" in modo faticoso, il quale ci distacca dalla dimensione del sentimento per portarci temporaneamente nella dimensione della logica.

La quale presenta scenari freddi, tecnici, regolamentari, ricchi di struttura e poveri di emozioni e sensibilità, deduce il giusto privandosi del bello.

Serve imparare a conoscersi interiormente per utilizzare i proprio mezzi, ottimizzare i processi del pensiero negativo, della preoccupazione. A questo punto torna utile il ragionamento, ma al solo fine di allenare qualcosa che abbiamo atrofizzato: il generare un interpretazione che favorisca il nostro futuro dal modo in cui  "interpretiamo" gli eventi nella nostra realtà. Imparando a farci le domande giuste per ottenere risposte di qualità, riconoscendo emozioni e sentimenti, quale sia il loro scopo, imparando a contenere il loro espandersi senza controllo nelle nostre vite definendo la loro volontà di farci preoccupare oltre misura e di abituarci a pensare al peggio, al non fidarci "perché è sempre meglio".

Sono ombre e sono presenti nella mente per comunicarci che non è quello il modo di star bene per noi. Ma che se non vengono ascoltate, vissute, accolte, accettate, lasciate andare e comprese nel motivo della loro origine perché magari non si vuol soffrire, esse perdono di certamente di intensità, ma si trasformano in  tormento in ogni istante della vita, sin da quando ci svegliamo (affaticamento cognitivo, difficoltà ad addormentarsi, risvegli nella notte, frequente malumore, picchi di instabilità emotiva fra attimi di sregolata gioia e sofferenza, ecc.)

Quindi togliendo la convinzione di poter ricavare felicità prevalentemente da beni esterni, come ad esempio dal potere dei soldi, dalla sensazione stessa di potere che ci può venir riconosciuta dagli altri e dai vari beni materiali (auto, moto, bici, fisico, acconciatura, gioielleria, e nei modi più disparati del fare tipici di un soggetto egocentrico o narcisista), ma ricercando in sé la capacità di "smussare" invece gli spigoli di una ruota che più è rotonda e meglio gira senza difficoltà. Ed è faticoso, sia chiaro, ci vuole impegno, ma se si desidera riallineare lo "star bene" serve un intervento. Riallineare il nostro modo di essere bambini dal quale ci siamo allontanati crescendo, passando dal "faccio quello che mi piace" al "faccio quello che devo".

Una volta sistemati i bisogni primari di sopravvivenza, nulla ci vieta di essere contenti e di inseguire i nostri sogni, sono i nostri pensieri negativi la nostra prigione (es. Incertezza e preoccupazione per il futuro e tutto ciò che non possiamo controllare, a tutto il resto c'è sempre una soluzione).

La pratica della meditazione è estremamente utile a prendere confidenza e con la pratica ad intervenire sulla visualizzazione interiore dei propri giochi emozional,  cambiare il proprio mindset ed allinearlo su un diverso modo di interagire con sé stessi e con il mondo agendo sfruttando le proprie facoltà mentali individuando e gestendo i propri pensieri negativi e privilegiando le nostre capacità utili e costruttive.

La Felicità è un'abitudine, un'abitudine è un modo di agire e reagire spontaneo, e si può imparare a regolare la propria spontaneità con la dedizione e l'impegno per cambiare, costruendo nel tempo un nuovo "io" strutturato di caratteri funzionali che vincono sui caratteri disfunzionali.

Grazie per esservi dedicati a questa lettura.