12 dicembre, 53° anniversario della strage di Piazza Fontana. Queste la parole con cui il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ricordato la strage di matrice fascista che costò la vita a 17 persone, mentre 88 furono i feriti: 

«Sono trascorsi 53 anni dal feroce attentato che provocò nel cuore di Milano morti e sofferenze, sconvolgendo la coscienza del popolo italiano, con l'intento di minacciare le istituzioni della Repubblica.Avvertiamo il dovere di ricordare, con la stessa intensità di sempre, l'impegno di cui Milano per prima fu interprete e che consentì al Paese intero di sconfiggere le strategie eversive neofasciste e le bande terroristiche di ogni segno che insanguinarono la non breve stagione che seguì alla strage.Fu una delle terribili prove da cui la Repubblica seppe uscire rafforzata nei suoi valori costituzionali e nell'unità del suo popolo.L'eccidio nella sede di Piazza Fontana della Banca Nazionale dell'Agricoltura, preceduto da una serie di attentati dinamitardi nei mesi antecedenti, segnò, con il suo disumano bilancio, l'avvio di un tempo tormentato, nel quale le istituzioni della libertà furono poste sotto attacco. La matrice di quella strage tardò a emergere a causa di complicità e colpevoli inadeguatezze ma, nonostante i tentativi di deviazioni, il contesto di aggressione al popolo e alla democrazia è stato chiarito grazie al senso del dovere di donne e uomini, servitori delle istituzioni e alla passione civile degli italiani.La democrazia ha saputo difendersi con i valori e gli strumenti che le sono propri. Gli eversori sono stati sconfitti senza che riuscissero nel loro intento di dividere la società.È stato un dovere anche verso le giovani generazioni. Il bene comune, costruito sui valori, sulle difficoltà, sul dolore, sui sacrifici, è il patrimonio che ne è derivato. Lezione per ogni avversità.In questa giornata rinnovo la più intensa solidarietà ai familiari delle vittime.»

Per ricordare la strage fascista di 53 anni fa che "inaugurò" la stagione della strategia della tensione e degli anni di piombo, in modo da mantenerne vivo il ricordo perché quella stagione di violenze e depistaggi che per 15 anni sconvolse l'Italia non si ripeta, a Milano è stato organizzato un corteo commemorativo nel centro della città. 

Dietro la strage, nonostante i numerosissimi depistaggi, l'organizzazione fascista Ordine Nuovo di Pino Rauti, la cui figlia Isabella oggi è sottosegretaria alla Difesa.

Il governo dei patrioti conservatori che guida l'Italia, che la stampa internazionale definisce senza tanti giri di parole  post-fascista, non ha detto una parola per ricordare quella strage e, coerentemente, non ha inviato nessun rappresentante al corteo. Idem per quanto riguarda i leader dei partiti di estrema destra, Lega e Fratelli d'Italia.

In compenso, la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio "Benito" La Russa (di Fratelli d'Italia), ha voluto far presente che la tv di Stato italiana, sul canale Rai 1, dedicherà una puntata della trasmissione Cronache Criminali al giovane fascista Sergio Ramelli, assassinato proprio il 12 dicembre di 47 anni fa. Secondo La Russa è un'occasione, dopo troppo silenzio, per parlare di Ramelli al grande pubblico.

Come sempre, i post-fascisti cercano di ridisegnare la storia a loro uso e consumo. Ramelli, il cui assassinio è ovviamente da condannare, è una delle innumerevoli vittime di una stagione nata dal tentativo di instaurare nuovamente in Italia un regime di stampo fascista che portò alla nascita anche di gruppi terroristici di estrema sinistra e che in una quindicina di anni causò centinaia di vittime

Adesso i post-fascisti sono arrivati di nuovo al governo promuovendo le basi ideologiche del ventennio mussoliniano, basate sull'anti-democratico nazionalismo (oggi definito sovranismo) e sullo slogan dio, patria e famiglia che, secondo i "patrioti" 2.0 dovrebbe costituire il collante sociale e culturale del Paese.

Dato che il sabato fascista per balilla e giovani italiane è già stato promesso, siamo in attesa che venga riaperto il balcone su Piazza Venezia da cui possa affacciarsi "il" presidente Giorgia Meloni che per adesso si allena con gli appunti di Giorgia... probabilmente in attesa di trovarle un emulo di D'Annunzio, dalla retorica altrettanto ubriaca, in grado di scriverle i discorsi.