Filippo Turetta: l'amaro sapore della sconfitta
Una ragazza tolta alla vita nel suo spumeggiare più grande: a soli 20 anni. Spezzare un fiore che stava sbocciando, un Sole che illuminava coi suoi raggi le persone che amava. L' amara agonia per la morte della madre, un dolore che ti toglie una parte di te stessa, e poi la morte, l'omicidio da parte di un collerico, un pazzo, un folle, un dissoluto. Che solo la filosofia potrebbe salvare, come ho fatto io nell'altro articolo, ma che la vita e le regole della vita di tutti i giorni lo condannano. Non dargli l'ergastolo? Perché, salvare, se c'è ancora qualcosa da salvare in un uomo, che, ha compiuto una delle cose più orribili che ci possa essere: un omicidio.
Una uccisione premeditata verso un'anima di Dio, che stava per laurearsi, e per coronare, nonostante la già amara morte della madre, l'ultimo sogno concessole: ossia la laurea.
Laurea che non prenderà più (sebbene io gliela darei ad honorem, sebbene ora, serva a poco). Una laurea che poteva significare, cambiamento nella sua vita. Ben intesi che col suo fidanzato già si era lasciata. Quindi non gli doveva niente.
Ma l'ex-fidanzato le ha tolto la cosa più bella che un essere umano possa avere: la vita. E anche non umano. Anche un gatto è felice di vivere, sebbene non abbia nulla, se non l'affetto dei suoi famigliari. A questa ragazza sfortunata, le è stata tolta la vita, quindi il Sole, il mare, i prati, il suo corpo.
Quel corpo esule, magro, che un soffio avrebbe potuto lacerare. Ma quell'uomo impazzito ha martoriato all'inverosimile, con la rabbia di chi si sentiva defraudato dell'amore di Giulia.
Giulia domani che farai? A chi porgerai il tuo canto pieno d'amore che nemmeno la morte ha sconfitto. Ora starai in Paradiso con tua madre, la stai riabbracciando. Hai vinto tu Giulia.
Per Filippo, l'amaro sapore della sconfitta. Eterna.