A pochi giorni dalla scomparsa di Simonetta Kalfus, una 62enne deceduta in seguito a una lipoaspirazione eseguita in una struttura di Roma, la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE) lancia un appello urgente alle istituzioni. Maurizio Ressa, presidente della SICPRE, insieme al Consiglio Direttivo, chiede l’approvazione di una legge che regolamenti l’esercizio della chirurgia estetica, limitandolo esclusivamente a medici specializzati in Chirurgia Plastica.
La morte di Simonetta Kalfus ha riportato al centro del dibattito i pericoli legati a interventi estetici effettuati da professionisti non adeguatamente formati. La SICPRE sottolinea come, in un mercato in crescita esponenziale, molti pazienti si affidino a strutture o medici non specializzati, attratti da prezzi bassi o dalla promessa di risultati immediati, spesso veicolati da social network e passaparola. «I pazienti affrontano questi interventi senza una reale consapevolezza dei rischi», spiega Ressa in una nota.
Da anni la SICPRE promuove campagne informative per educare i cittadini sull’importanza di rivolgersi a chirurghi plastici certificati. Tuttavia, l’associazione ritiene che sia ora di intervenire con strumenti legislativi. «Serve una legge che riservi la chirurgia estetica esclusivamente a medici specializzati in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, formati per almeno cinque anni dopo la laurea», dichiara Ressa. La proposta, già sottoposta al Ministero della Salute attraverso una bozza di legge, mira a eliminare il fenomeno di professionisti non qualificati che operano nel settore attratti da facili guadagni.
Secondo la SICPRE, la diffusione di informazioni superficiali su piattaforme digitali e la concorrenza al ribasso sui costi stanno alimentando pratiche rischiose. «Molti pazienti scelgono in base al prezzo o alle recensioni online, senza verificare le competenze del chirurgo», sottolineano dal Consiglio Direttivo. Un approccio che, in mancanza di regole chiare, espone a complicazioni gravi, come dimostra il caso di Roma.
La proposta avanzata dalla SICPRE non solo limiterebbe l’esercizio della chirurgia estetica agli specialisti, ma rafforzerebbe gli standard formativi, garantendo che ogni intervento venga eseguito da professionisti con competenze avanzate in ricostruzione, gestione delle emergenze e tecniche all’avanguardia. «Vogliamo assicurare che i pazienti siano nelle mani migliori», conclude Ressa.
Il caso di Simonetta Kalfus diventa così un simbolo della necessità di un cambiamento normativo. Mentre le istituzioni valutano la bozza di legge, la SICPRE ribadisce l’importanza di un’alleanza tra medici, pazienti e politica: solo così si potrà trasformare la chirurgia estetica da terreno di rischi inopportuni a ambito di eccellenza e sicurezza.
In conclusione, l’appello della SICPRE non è solo una richiesta tecnica, ma un monito a tutela della vita umana: perché nessuna vanità dovrebbe costare così cara.