In Israele continua a tener banco la riforma della giustizia che, a detta delle opposizioni e di una parte delle autorità religiose locali (oltre che del presidente Herzog) potrebbe persino causare una guerra civile.

Quel che è certo è che la protesta di massa del sabato sera contro il governo Netanyau non si ferma, e non solo a Tel Aviv ma in tutto il paese, come hanno dimostrato le manifestazioni di ieri. L'unica differenza rispetto al passato è escalation di violenze e abusi verbali contro i manifestanti da parte dei contro-manifestanti, con i sostenitori del governo che hanno imprecato, assalito e picchiato i coloro che protestano contro la riforma del governo Netanyahu, che le opposizioni adesso mettono sotto accusa anche come mandante dei responsabili delle violenze messe in atto ieri.

Yair Lapid, il leader del principale partito di opposizione,  ha twittato: "Gli attacchi sono stati causati dall'incitamento del governo contro le proteste. Delinquenti violenti si sono comportati selvaggiamente in tutto il paese. Chiedo al Likud di frenare i suoi delinquenti e al primo ministro di condannarli con forza".

In una dichiarazione congiunta, i leader della protesta hanno affermato: "L'aumento della violenza è un risultato diretto dell'istigazione da parte di Netanyahu. Quando il figlio del primo ministro chiama nazisti i manifestanti, questo è il risultato".

E il leader del partito laburista, Merav Michaeli, riferendosi all'assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin nel 1995, ha detto: "Questo odio per i manifestanti, per la sinistra, per il sistema giudiziario, per la democrazia, non è nato nei cuori [dei contro-manifestanti]. Viene loro nutrito dall'alto... Netanyahu, già in passato è finito nel sangue. Fermate le vostre milizie prima che accada di nuovo".

Per anni, la sinistra ha accusato Netanyahu, il leader dell'opposizione al momento dell'assassinio di Rabin, di esserne il responsabile per aver incitato la piazza all'odio nei suoi confronti.


Questa domenica, il governo e i leader delle opposizioni hanno dato timidi segnali di dialogo per arrivare ad un compromesso che possa portare a fermare le proteste in atto. Le proposte messe sul piatto dalla maggioranza, però, sarebbero state ritenute ininfluenti e non avrebbero modificato la sostanza della riforma per la quale in Israele si protesta ormai da 11 settimane.

Da segnalare però, le prime crepe all'interno del Likud, con alcuni dei parlamentari che hanno iniziato a suggerire la necessità di frenare l'iter della riforma alla Knesset, dando per la priorità ad altre norme. Ma Netanyahu e i leader dell'estrema destra non sono della stessa opinione.


C'è però un nuovo problema su cui il governo non può far finta di niente. Centinaia di riservisti che costituiscono l'élite dell'esercito israeliano, questa domenica, si sono rifiutati di prestare servizio, dando seguito alla minaccia annunciata diverse settimane fa in risposta ai piani del governo di modificare radicalmente il sistema giudiziario.

Sarebbero 450 tra ufficiali e soldati della Divisione delle Operazioni Speciali dell'Intelligence Militar,e e 200 appartenenti alle unità di guerra informatica, coloro che lo scorso  giovedì avevano dichiarato che avrebbero smesso di presentarsi per il servizio volontario, in segno di protesta contro la riforma giudiziaria.

"Sospendiamo il volontariato per il servizio di riserva a partire da oggi, e saremo felici di tornare a fare volontariato quando la democrazia sarà al sicuro",

ha detto il Capitano "Aleph" - che può essere identificato solo dal suo grado e dalla lettera iniziale del suo nome ebraico (Aleph è la prima lettera dell'alfatbeto ebraico)  - alla radio pubblica Kan questa mattina.

Aleph, che serve nella Divisione delle Operazioni Speciali, ha chiesto ad altri volontari delle Riserve di non presentarsi per il servizio "fino a quando questo tentativo di colpo di Stato non sarà finito. La differenza tra servire nell'esercito di Putin e servire nelle IDF verrà cancellata".

A differenza della maggior parte dei riservisti che sono chiamati in servizio con un ordine formale dalle IDF, i soldati della Divisione delle Operazioni Speciali e delle unità di guerra informatica si presentano per il servizio con più frequenza e in modo volontario, spesso non durante un'emergenza, a causa della natura della loro posizione.

Inoltre, domenica, circa 300 soldati e ufficiali riservisti dell'Aeronautica Israeliana, tra cui equipaggi aerei, operatori di droni e operatori di controllo del traffico aereo, hanno detto che non si presenteranno per l'addestramento di questa settimana.

Nei messaggi inviati ai loro superiori, che sono stati diffusi ai giornalisti, i riservisti hanno detto che dedicheranno la maggior parte del loro tempo questa settimana a chiedere un dialogo sulla riforma giudiziaria e a "lottare per la democrazia".