Nella seduta di giovedì 16 novembre, la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge "disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali e l'abbinata proposta di legge: Carloni ed altri C. 746".

In apertura di seduta è stata respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità Magi e Della Vedova, riferita al provvedimento in esame. Così, Riccardo Magi ha commentato il provvedimento: 

"Lollobrigida e il governo Meloni hanno emanato un disegno di legge oscurantista contro la carne coltivata, un vero e proprio sabotaggio per la ricerca italiana e per le aziende intenzionate ad aprirsi al futuro mercato del settore. Un disegno di legge che viola la Costituzione.Ibridazione intra-specifica fra varietà distanti, ibridazione intra-specifica fra varietà addomesticate e selvatiche, selezione fenotipica di piante: se questi termini fossero stati utilizzati per spaventare i consumatori ed i decisori politici, come in questi mesi stanno facendo il Ministro Lollobrigida e Coldiretti agitando lo spauracchio del “bioreattore”, Nazareno Strampelli - il genetista italiano tanto caro al ministro Lollobrigida che a lui ha dedicato gli spazi del MASAF per una mostra permanete a magnificarne vita e opere - non avrebbe potuto applicare queste tecniche innovative e selezionare così specie di grano più produttive e resistenti a siccità e malattie, con successo tale da portare le varietà italiane ad essere esportate in tutto il mondo.Il ministro e il governo dovrebbero sapere che, anche all’epoca, Strampelli fu oggetto di numerose critiche, soprattutto provenienti dall'Associazione degli agricoltori da lui stesso fondata nel reatino, perché i nuovi grani venivano visti come una minaccia al grano "Rieti originario".

Questi i commenti di alcune associazioni.


Essere Animali: il divieto del governo italiano è un freno all’innovazione e allo sviluppo sostenibile
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L’approvazione finale della Camera dei Deputati del disegno di legge presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sancisce il divieto di produzione e commercializzazione di carne coltivata e le restrizioni sulle denominazioni delle alternative vegetali alla carne. La legge prevede sanzioni da 10.000 a 60.000 euro per ogni violazione.Dopo un acceso dibattito in aula l’Italia ha ufficialmente approvato il disegno di legge che prevede il divieto di produzione e vendita di carne coltivata e l’uso di termini che ricordano i prodotti animali, come “salame” o “bistecca”, per i prodotti vegetali. Essere Animali esprime ancora una volta profonda preoccupazione per una decisione che frena ingiustamente un settore — quello delle proteine alternative — che ha un doppio vantaggio: da un lato, non contribuisce all’allevamento intensivo di animali, e dall’altro, gioca un ruolo importante nel ridurre le emissioni di gas climalteranti generate dal settore alimentare. Nel caso della carne coltivata nello specifico, questa misura avrà il grave effetto negativo di rendere impossibile lo sviluppo di aziende italiane in un settore potenzialmente in grande crescita, capace di creare posti di lavoro e indotto economico. Inoltre spingerà alla fuga ricercatori e ricercatrici italiani interessati a lavorare in questo settore. Infine, limiterà la libera competizione nel mercato e la libera scelta di cittadine e cittadini di mangiare ciò che desiderano. Un sondaggio condotto tra i consumatori italiani rivela infatti che il 55% è interessato all’acquisto di carne coltivata, mentre il 75% crede che sia necessario ridurre il consumo di carne convenzionale.Per quanto riguarda invece l’impatto sull’ambiente, studi peer-reviewed — a differenza di quello non ancora soggetto a revisione paritaria che è spesso citato per osteggiare la carne coltivata — dimostrano che la carne a base cellulare potrebbe ridurre, in confronto alla carne bovina convenzionale, le emissioni fino al 92%. Potrebbe inoltre tagliare fino al 94% l’inquinamento atmosferico associato alla produzione di carne e fino al 90% l’utilizzo di terreni. Nel caso delle limitazioni all’etichettatura dei prodotti a base vegetale — che non potranno evocare nomenclature legate agli alimenti di origine animale —, questo provvedimento danneggia ancora una volta le aziende italiane che producono cibi consumati regolarmente da un italiano su due. Secondo le ricerche di settore, l’Italia è il terzo mercato in Europa per quanto riguarda i prodotti a base vegetale, con un aumento delle vendite del 21% tra il 2020 e il 2022 e un giro d’affari che supera i 680 milioni di euro.Nel mese di ottobre l’Italia ha ufficialmente ritirato la notifica TRIS di questo disegno di legge alla Commissione europea, una procedura prevista per tutte le norme che possono limitare il libero commercio delle merci. Questo ritiro aveva lo scopo di evitare una probabile bocciatura, che ne avrebbe frenato o rallentato notevolmente i lavori. Secondo la giurisprudenza una disposizione nazionale non notificata può però essere considerata inapplicabile, e inoltre la Commissione potrebbe perfino aprire una procedura di infrazione verso l’Italia. E per questo motivo persino il Quirinale ha espresso dei dubbi e potrebbe non controfirmare il disegno di legge.«Questa legge dice agli italiani cosa possono o non possono mangiare, soffoca l’innovazione e quasi sicuramente viola il diritto comunitario. È davvero scoraggiante che l’Italia venga esclusa da una nuova industria che crea posti di lavoro e che venga impedito di vendere alimenti più rispettosi del clima. Un tempo pioniera per innovazioni che hanno cambiato il mondo, come la radio, i microchip, le batterie, le automobili e la moda, i politici italiani scelgono ora di far tornare indietro l’Italia mentre il resto del mondo va avanti» ha commentato l’Alleanza Italiana per le Proteine Complementari, che riunisce imprese di settore, ricercatori e associazioni no profit.«Con questa decisione l’Italia punta esclusivamente a tutelare un settore produttivo, la zootecnia, che contribuisce alla crisi climatica e causa gravi sofferenze negli animali. Non sono solo le organizzazioni come Essere Animali a esprimere sgomento per questa decisione antiscientifica e ideologica, anche voci eminenti come quelle della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo hanno preso posizione contro il disegno di legge, definendola “una legge-manifesto” inutile e “cara a Coldiretti”, a riprova della palese relazione privilegiata tra la maggioranza di governo e i portatori di interesse nell’industria zootecnica», dichiara Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali. 


Good Food Institute Europe: L’Italia vieta la carne coltivata: il paese rischia di essere tagliato fuori dall’innovazione e di bloccare lo sviluppo sostenibile

Con l’approvazione finale della Camera dei Deputati sono diventati legge i divieti di produzione e commercializzazione di carne coltivata e il meat sounding per le carni vegetali, ovvero l’utilizzo di termini come “salame” o “bistecca” per prodotti a base di proteine vegetali. La legge prevede sanzioni da 10.000 a 60.000 euro per ogni violazione.Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, ha dichiarato: “Questa misura non solo priverà i consumatori della libertà di scelta, ma taglierà fuori il paese dagli investimenti e dalla creazione dei posti di lavoro offerti da questo settore emergente. “Il dibattito sulla carne coltivata in Italia è stato alimentato da una campagna di disinformazione e da un attivo ostruzionismo, in quanto le audizioni parlamentari hanno intenzionalmente escluso le aziende e i sostenitori della carne coltivata. Il governo ha ribadito la sua intenzione a sottoporre nuovamente il provvedimento all’esame dell’Unione Europea, attraverso la procedura TRIS. Auspichiamo che l’invio della nuova notifica avvenga al più presto, per mettere in luce le criticità che la legge presenta per il mercato unico”.Questa decisione è particolarmente rilevante considerando che l'Italia, con un tasso di autosufficienza del 42,5% (dati ISMEA), è un significativo importatore di carne bovina da altri paesi europei e non europei, e sostenere la produzione interna di carne coltivata potrebbe contribuire a colmare questo divario.Il provvedimento attacca anche l’etichettatura dei prodotti plant-based, vietando l’utilizzo di nomi di alimenti di origine animale, legati al mondo della carne. Questa misura danneggia direttamente le aziende italiane che realizzano prodotti a base di proteine vegetali, consumati regolarmente da un italiano su due. Le ricerche di settore dimostrano che l'Italia è il terzo mercato europeo per i prodotti a base vegetale, con un aumento delle vendite del 21% tra il 2020 e il 2022 e un giro d’affari che supera i 600 milioni di euro.Gallelli ha commentato: "Eliminare la possibilità di usare termini familiari per favorire il riconoscimento di un prodotto compromette la trasparenza, generando confusione per i consumatori laddove al momento non esiste, come dimostrato dai sondaggi".L’Alleanza Italiana per le Proteine Complementari, che riunisce imprese di settore, ricercatori e associazioni no profit, ha commentato: "Questa legge dice agli italiani cosa possono o non possono mangiare, soffoca l'innovazione e quasi sicuramente viola il diritto comunitario. È davvero scoraggiante che l'Italia venga esclusa da una nuova industria che crea posti di lavoro e che venga impedito di vendere alimenti più rispettosi del clima. Un tempo pioniera per innovazioni che hanno cambiato il mondo, come la radio, i microchip, le batterie, le automobili e la moda, i politici italiani scelgono ora di far tornare indietro l’Italia mentre il resto del mondo va avanti".Un sondaggio condotto tra i consumatori italiani rivela che il 55% è interessato all'acquisto di carne coltivata, mentre il 75% crede che sia necessario ridurre il consumo di carne convenzionale.Studi peer-reviewed dimostrano che la carne coltivata potrebbe ridurre le emissioni fino al 92%, in confronto alla carne bovina convenzionale, ridurre l'inquinamento atmosferico associato alla produzione di carne fino al 94% e utilizzare fino al 90% in meno di terreni. Questo incentiverebbe pratiche agricole più sostenibili, contribuendo a soddisfare la crescente domanda di carne e a tutelare l'ambiente.Uno studio non ancora soggetto a revisione paritaria è stato citato in Italia per sostenere che la carne coltivata non apporterebbe benefici per l'ambiente rispetto a quella bovina. Tuttavia, tale studio si basa su presupposti errati riguardo ai metodi di produzione delle carni coltivate e i suoi risultati si discostano notevolmente dalla vasta letteratura scientifica sull'argomento.Anche un rapporto sulla sicurezza delle carni coltivate della FAO e dell’OMS è stato completamente travisato, nonostante abbia sottolineato che molti dei potenziali problemi "sono già ben noti ed esistono altrettanto bene negli alimenti prodotti in modo convenzionale".La scelta dell’Italia va contro corrente rispetto a quella di altri paesi europei. Nel 2022 i Paesi Bassi hanno annunciato 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo della carne coltivata e della fermentazione di precisione. Nel Regno Unito, il governo ha stanziato 12 milioni di sterline per le proteine sostenibili, tra cui la carne coltivata, mentre il governo danese ha di recente presentato un piano nazionale per sostenere l'industria nazionale dei prodotti vegetali.Il governo spagnolo ha investito 5,2 milioni di euro in un progetto che studia il potenziale della carne coltivata nel prevenire le malattie legate all’alimentazione. In Catalogna, il governo federale ha recentemente investito 7 milioni di euro in un centro di ricerca che aiuterà le aziende a scalare la produzione di carne a base vegetale e ottenuta tramite fermentazione – che utilizza organismi come il lievito per produrre proteine animali e altri ingredienti per ottenere il sapore e la consistenza di carne, latticini e uova senza allevare animali.

Invece di vergognarsi, Lollobrigida, cognato della premier Meloni e al tempo stesso simbolo illuminante del merito che vige nell'attuale governo, ha dichiarato:

"Notificheremo la legge all'Europa. ... Auspichiamo che l'esempio italiano venga seguito a livello europeo, con lo stesso modello con il quale si scelse di evitare gli Ogm nel continente. Un buon governo quando c'è una richiesta così forte si chiede se è una cosa giusta, e se la condivide, l'approva il più rapidamente possibile. Sono orgoglioso che l'Italia sarà tra qualche giorno la prima Nazione a proibire un prodotto che c'entra poco con quello che è il nostro sistema alimentare e produttivo, e mette in discussione la stessa cura dell'ambiente, che passa dai nostri agricoltori e dai nostri allevatori. Il rapporto tra alimenti, terra e uomo è un rapporto millenario che non può essere riproposto in laboratorio". 

Il cognato d'Italia, poverino, ha però dimenticato di aggiungere sia che ha approvato il divieto per un prodotto che ancora non esiste e per il quale l'Europa non si è ancora potuta esprimere in merito violando prima che la Costituzione soprattutto la logica, sia che ha vietato un prodotto che non avrebbe comunque sostituito la carne "tradizionale", ma che fornirà qualcosa di alternativo a chi ne vorrà fare uso!

Infatti, il povero Lollobrigida ha dimenticato di ricordare che quando l'Europa approverà la carne coltivata, l'Italia sarà comunque obbligata a commercializzarla... ma quella prodotta all'estero con un evidente danno per le aziende italiane che avrebbero potuto produrla. Infine, le aziende nel mondo che fanno ricerca e producono carne coltivata, utilizzano (quasi tutte se non tutte) i bioreattori prodotti da una azienda italiana... che il governo dei (post) fascisti vuole evidentemente danneggiare.