Anche in Premier League nessuno sa come affrontare le conseguenze della pandemia da coronavirus
Il mondo del calcio si interroga su come affrontare la pandemia da coronavirus. Si interroga la Fifa, si interroga l'Uefa, si interrogano anche le varie leghe nazionali... persino la più ricca di tutte, la Premier League, si è trovata spiazzata dalla Covid-19 e non sa come affrontare le conseguenze, anche dal punto di vista finanziario, che impatteranno sui club nelle prossime settimane e, probabilmente, nei prossimi mesi.
Incontri sospesi, stadi chiusi, sponsor in fuga... aprono e apriranno voragini enormi nei bilanci di club che, teoricamente, pagano o dovrebbero pagare stipendi milionari ai loro tesserati.
Ma se gli incassi dal marketing e dai biglietti vengono meno come gestire la situazione? Nella Premier Laegue, queste due voci di bilancio, rispetto a quanto accade in Italia, non sono risibili. Tutt'altro!
Solo gli incassi dalla vendita dei biglietti, ad esempio, per il Manchester United oscillano (in base alla presenza nelle coppe europee) intorno ai 100 milioni di sterline. Ma se gli stadi rimangono chiusi, come recuperare quei soldi? Lo stesso discorso vale per il cosiddetto merchandising.
In Inghilterra lo decideranno ad inizio di aprile, perché, oramai, danno per certo che le misure per il "lockdown" non saranno rimosse ad inizio del prossimo mese e di riapertura non se ne riparlerà se non agli inizi di maggio.
Pertanto, oltre a decidere come terminare la stagione in corso, gli inglesi dovranno anche capire se sarà possibile tagliare la spesa per gli stipendi dei calciatori. I giocatori di alcuni club in Germania, tra cui il Bayern Monaco e il Borussia Dortmund, hanno accettato di ridurre "temporaneamente" i loro salari.
Ma se l'impatto della pandemia è già un problema per la ricchissima Premier League, figuriamoci per gli altri campionati.