Antonio” (nome di fantasia), nato nel 1978, marchigiano, è un paziente tetraplegico dal 2014 a seguito di un grave incidente stradale in moto. Antonio ha fatto richiesta di accesso al suicidio assistito, ma fino al 1 ottobre 2020 rimane in attesa di una risposta

In data 2 ottobre, pertanto, Antonio invia richiesta di accesso al suicidio assistito alla propria Azienda sanitaria unica regionale Marche in conformità a quanto previsto e sancito dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019.

Il 23 novembre, l'ASUR Marche invia un diniego privo di qualsiasi motivazione in quanto emesso in assenza dell'istruttoria medica prescritta dalla sentenza della Corte costituzionale. 

Per chiedere il rispetto quanto stabilito dalla Corte costituzionale, Antonio, assistito dai legali dell'Associazione Luca Coscioni (Filomena Gallo, Massimo Clara, Angelo Calandrini, Francesca Re, Giordano Gagliardini, Francesco Di Paola, Rocco Berardo, Cinzia Ammirati), nell'aprile 2021 ha inviato una diffida mettendo in mora l'ASUR Marche al fine di evidenziare il suo diritto di essere sottoposto alla verifica delle condizioni attraverso la procedura prevista dalla legge; decorsi inutilmente 30 giorni dalla diffida, nel silenzio dell'Azienda sanitaria e in assenza di qualsiasi motivazione che giustificasse il ritardo, Antonio ha presentato un esposto per omissione di atti d'ufficio, ai sensi dell'articolo 328 del codice penale, le cui indagini sono ancora in corso. 

A un anno esatto dalla richiesta di verifica delle proprie condizioni di salute Antonio, a ottobre 2021, tramite il suo collegio difensivo, invia una lettera di messa in mora e diffida ad adempiere al Ministro della Salute Roberto Speranza e alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia, mettendo a conoscenza anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Con questa diffida, Antonio ha chiesto che il Governo attivasse tutti i poteri di cui è titolare, inclusi quelli di sostituzione, per attuare il suo diritto a poter accedere legalmente al suicidio assistito già sancito dalla sentenza della Corte costituzionale numero 242/2019.

A fine gennaio 2022 il giudice del tribunale di Fermo ordina testualmente all'Azienda sanitaria unica regionale Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, di accertare: 

  • se Antonio è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili;
  • se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli;
  • se le modalità, la metodica e il farmaco prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile.

Da febbraio a inizio marzo 2022, Antonio viene sottoposto a tutte le visite previste. Da quel momento però non sa più nulla e il 6 maggio si vede costretto a inviare una nuova diffida alla ASUR Marche di riferimento.

A luglio 2022 arriva la risposta dell'Azienda sanitaria delle Marche che conferma che “Antonio” possiede tutte le condizioni stabilite dalla Corte costituzionale, ma ovviamente non riceve il via libera sul farmaco e sulla modalità di somministrazione. 

Quest'oggi, dopo quasi due anni di attese e di azioni legali, l'Azienda sanitaria unica regione (Asur) Marche ha comunicato di aver "individuato il farmaco e i dosaggi compatibili con gli scopi prefissati da Antonio". 

Il parere emesso all'unanimità conferma quanto indicato dalla relazione del dottor Mario Riccio, medico anestesista e consulente del collegio legale di “Antonio”, in cui si individuano il farmaco idoneo e le modalità di autosomministrazione più opportune per poter attuare la richiesta di suicidio assistito formulata dallo stesso Antonio.

“Il Tiopentone sodico e i dosaggi indicati risultano compatibili agli scopi prefissati dal sig. “Antonio”, si legge nel parere. “La modalità di somministrazione è compatibile con la scelta del farmaco ed attuabile in autonomia dal sig. Antonio in un contesto operativo decoroso e con effetti fisicamente non dolorosi per l'autore nel frangente del fine vita”.

Dopo Federico Carboni, ora anche “Antonio”, assistito dal collegio legale dell'Associazione Luca Coscioni, è riuscito a far valere il proprio diritto di vedere rispettata la sua volontà di accedere al suicidio medicalmente assistito. La procedura in Italia è legale solo alla presenza delle quattro condizioni indicate dalla Corte costituzionale nella cosiddetta sentenza di incostituzionalità “Cappato\Antoniani”, nello specifico: “proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”.

Antonio”, alla notizia della relazione che conferma le modalità idonee e il farmaco che potrà autoamministrarsi, ha dichiarato: “Stavo per riprendere i contatti con la struttura svizzera che avevo contattato prima di questo percorso ma oggi, alla notizia della conferma del farmaco e delle modalità che potrò seguire, sono felice di poter avere vicino i miei cari qui con me, a casa mia fino all'ultimo momento. Inizio ora a predisporre ogni cosa al fine di procedere in tempi brevi con il suicidio assistito”.