Il direttore dell'Espresso, Marco Damilano, in un video ha presentato il numero natalizio del suo settimanale, in cui vengono indicate le persone dell'anno, quelle da ricordare e quelle di cui dimenticarsi, spiegando come l'argomento è stato trattato.

Per l'Espresso, le persone dell'anno sono rappresentate da quei "giovani che in Italia combattono per il cambiamento", come "Antonio Megalizzi che sognava l'Europa e credeva nel giornalismo, la cui immagine campeggia in copertina."

A far da contraltare alle persone come Megalizzi, ci sono le non persone dell'anno, quelle che rappresentano la peggio politica, che simboleggiano "l'avanzare prepotente della figura del cretino". E sulla copertina, ad incarnare queste persone vi è un disegno che pare la fotografia esatta - una stampa e una figura, direbbe qualcuno - del ministro Danilo Toninelli, di cui le più recenti "imprese" sono riassunte in un articolo di ben sei pagine.

Come ha commentato il diretto interessato? In questi termini:

«Il mio grazie oggi va all'Espresso che mi ha dedicato ben sei pagine. Lo dico chiaro e tondo, non merito tanto. Ma comunque grazie, grazie e ancora grazie.

Soprattutto alla proprietà, che fa capo al Gruppo Gedi e a Cir (ricordate Carlo de Benedetti, tessera numero 1 del Pd? Sì, proprio colui che guadagnò in un colpo 600mila euro con l’acquisto delle azioni delle Popolari dopo aver saputo da Renzi in anteprima della imminente riforma che le trasformava in Spa. A proposito, sapete che il suo broker sarà processato con imputazione coatta per ostacolo alla vigilanza?).

E grazie a coloro che, dalle poltrone di vertice della stessa Gedi e amministrando Cir, siedono anche nel Cda di Atlantia, la holding di Autostrade per l'Italia che fa capo alla famiglia Benetton.

Grande onore essere da loro stimati. Vuol dire che sono sulla giusta strada.»

Molti sostenitori del cambiamento, alle parole di Toninelli, gonfieranno il petto e, tanta sarà la soddisfazione per le sue parole, che gli angoli delle loro bocche correranno a perdifiato verso le rispettive orecchie, stampandosi così in faccia un sorriso beato e soddisfatto che vale più di qualsiasi commento. Bravo! gliele hai cantate... penseranno. Eppure non è così.

Se mai il ministro dello Sviluppo Toninelli avesse voluto dimostrare di non essere un cretino, avrebbe avuto due possibilità: tacere e fare finta di niente oppure entrare nel merito delle critiche e, una per una, rispondere, dimostrandone l'infondatezza... niente di più facile, dato che lui sostiene di essere sulla "giusta strada".

E invece che fa? Ripropone la storiella di De Benedetti, del Pd, di Renzi, del broker a processo... il tutto condito anche con un po' di Benetton e Autostrade che, come il prezzemolo, può esser messo su tutto e non guasta mai.

Il ministro dello Sviluppo, pertanto, scegliendo di rispondere all'Espresso in questi termini ha finito, purtroppo per lui, per confermare la tesi del settimanale. Infatti, diamo per certo, provato e controprovato che le illazioni e le accuse di Toninelli su De Benedetti siano assodate, che cosa cambia in relazione alle perplessità elencate dall'Espresso sul suo operato?

Se fossero false, Toninelli avrebbe dovuto negarle... ma non lo ha fatto! Quindi, è logico credere che siano vere. E se sono vere non possono certo essere controbilanciate e giustificate neppure dal fatto che De Benedetti possa persino essere anche il vero capo della Spectre, oltre che di Cosa Nostra!

Per i "politici alla Toninelli" e per molti di coloro che li sostengono, non è possibile essere valutati per quello che si fa, ma in relazione a ciò che in passato hanno fatto gli altri. Quindi, se nonostante le promesse sbandierate tramite roboanti dichiarazioni, i "politici alla Toninelli", invece delle montagne annunciate partoriranno dei topolini, non si perderanno mai d'animo, perché all'istante cominceranno a dire che la realtà è artefatta perché disegnata dai nemici, mentre la realtà vera la debbono raccontare solo loro e, mal che vada, se proprio non riuscissero ad esse convincenti inizieranno a gridare che quelli che c'erano prima avevano comunque fatto peggio di loro.

E questo sarebbe il cambiamento? Una volta si sarebbe chiamato déjà vu!