Non sono un esperto d’arte, ma uno a cui piace guardare un quadro o osservare una cattedrale. Scrivo e leggo. Leggo perché mi piace imparare, scrivo perché penso sia importante dare attraverso la scrittura. 

Come qualsiasi persona della nostra epoca conosco o ho incontrato la POP ART. Le immagini così familiari di Marylin di Andy Warhol o i fumetti di Roy Lichtenstein prima o poi sono passati davanti ai nostri occhi o sono stati notati. 

Mi sono chiesto come mai un dilettante come me nel campo delle arti abbia potuto notare ed apprezzare queste immagini. La risposta è arrivata dalla parola stessa: POP ART. 

Questo movimento che utilizza colori decisi ed immagini popolari, usuali, e conosciute, entra nel mondo dell’arte perché comunica su un vettore disponibile a tutti. 

Chi non conosce il volto di Marylin Monroe o i barattoli della Campbell (negli Stati Uniti almeno)? Ed è proprio questo il bello di questa arte metropolitana: entra nella gente senza sforzo, plasma, modifica e comunica facilmente. 

Ho approfondito quest’arte dopo aver conosciuto e visto le opere di Rikpen al secolo Riccardo Penati. Il viso di eroi come David Bowie, Maradona, Mike Jagger vengono illustrati su fogli di giornali, giornali che sono icona dell’assenza di tempo della nostra epoca: li comperi al mattino li butti alla sera, e in un’era digitale, stanno addirittura scomparendo. Ed è qui che la scelta di avere eroi del passato disegnati su carta di giornale, comunica quanto moderno sia in parallelo con veloce, obsoleto e passato. 

Inserire ed usare la Pop Art per comunicare concetti di assenza di tempo (oggi sei un eroe, domani non so) sta diventando una particolarità di Rikpen che potrebbe far nascere un nuovo filone di questa arte: la giornalità ovvero l’espressione di come stiamo bruciando tappe e cestinando veri eroi. 

Articolo dello scrittore Donato Salvia 
Pubblicato con il suo permesso