I primi F-16 sono atterrati in Ucraina, ma sono ancora pochi e non saranno l’arma decisiva
I primi F-16 sono stati messi a disposizione delle Forze armate ucraine. In una cerimonia ufficiale, tenutasi in una località tenuta anonima, Zelensky li ha presentati, ma senza dire quanti ve ne fossero. Ha solamente detto che ne serviranno molti di più per poter incidere sulla situazione.
Tali velivoli restano però una linea rossa oltrepassata dall’Occidente, l’ennesima, che alza la temperatura e provoca Mosca senza però offrire a Kiev la garanzia di successo.
Zelensky aveva avuto modo di lamentarsi delle tempistiche lunghe della consegna mentre si trovava qualche settimana fa in Inghilterra, dove fra le altre cose ha rilasciato un’intervista alla BBC. Poi i caccia sono arrivati, è vero (18 mesi dopo essere stati promessi), ma le chance offerte dalla stagione calda stanno per terminare.
Più il tempo passa, meno gli F-16 possono operare al meglio. In primo luogo perché i russi possono organizzare le loro contromisure, anche quella di bombardare hangar e aerodromi e rendere impossibile atterrare e decollare. E poi hanno delle esigenze tecniche piuttosto delicate, anzi schizzinose, come una pista in condizioni ottimali, priva di detriti, cioè proprio ciò che scarseggia oggi in Ucraina.
Altri F-16 dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, ma non si sa quando e quale Paese li manderà. Dovrebbero essercene alla fine 85 esemplari, comunque troppo pochi per contrastare seriamente l’aviazione e l’artiglieria russe.
E i piloti? Pochi pure quelli. Oggi dovrebbero essere pronti in sei, mentre un’altra dozzina è in via di addestramento negli USA e in Danimarca. Poi servono i tecnici specializzati. Quelli potrebbero in teoria essere pure appartenenti ad altri Paesi, ma sarebbe comunque una scelta altamente rischiosa.
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