E il foyer del Piccolo Teatro ad ospitare la bara di Dario Fo, quel Piccolo che tante volte lo vide protagonista, legati da un connubio indissolubile, fatto di arte, tradizioni, appartenenza ad una storia culturale.
Una camera ardente sobria, ma che di Dario racconta l'essenziale: accanto alla bara, una gigantografia dell'attore, sorridente e con il pennello in mano; e - su uno sgabello - gli attrezzi del mestiere, nell'ultima attività che tanto lo aveva preso. Colori, pennelli e stracci sporchi, a testimoniare che la vena artistica di Fo non si poteva contenere in un unico cliché.
Numerosissima la folla accorsa, chi con un mazzo di fiori, chi semplicemente con un ricordo personale; affluenza ovvia anche delle autorità, tra cui il sindaco di Milano che ha rilasciato un laconico commento: "Credo che Milano abbia preso da Fo più di quanto a Fo abbia dato".
Il commento amaro del figlio
Arriva puntuale sul social Facebook il commento del figlio Jacopo, dal sapore amaro: ora sono arrivati tutti a celebrare il padre, snobbato e censurato per una vita.
Onore a Brunetta, commenta il figlio di Fo, che almeno ha avuto il coraggio di dire apertamente che Dario no, non gli è mai proprio piaciuto.
E certo, Fo è sempre stato uno contro corrente, che spaccava l'opinione pubblica. Poteva piacere o non piacere, come è ovvio che sia, ma nessuno può mettere in dubbio la sua integrità di pensiero intonsa fino all'ultimo respiro.
Domani, lutto cittadino e funerali in forma laica, nella sua adorata Milano in Piazza del Duomo. La salma riposerà accanto a quella della moglie, Franca Rame, nel cimitero Monumentale.
Per tutti, resta quell'immagine sorridente, che accoglie i visitatori accanto alla bara; sembra ancora di sentirlo: pochi giorni prima di morire, ai suoi collaboratori disse: "ricordatevi che ho fatto di tutto per continuare a vivere".