Mai prima d'ora questo Parlamento si è trovato a discutere lo stato della nostra Unione mentre sul suolo europeo infuriava la guerra. Ricordiamo tutti quella fatidica mattina di fine febbraio.In tutta l'Unione gli europei si sono svegliati sconcertati da quello che vedevano, scossi dal riaffacciarsi del volto spietato del male, atterriti dal suono delle sirene e dalla brutalità assoluta della guerra. Ma da quel momento un intero continente si è unito all'insegna della solidarietà. Ai valichi di frontiera dove hanno trovato riparo i rifugiati, nelle strade che si sono riempite di bandiere ucraine, nelle aule in cui bambine e bambini ucraini hanno stretto nuove amicizie. Da quel momento gli europei non si sono tirati indietro né hanno esitato. Hanno trovato il coraggio di fare la cosa giusta. Da quel momento l'Unione si è prodigata collettivamente dimostrandosi all'altezza della situazione.Quindici anni fa, durante la crisi finanziaria, ci sono voluti anni per giungere a soluzioni durature. Dieci anni dopo, allo scoppio della pandemia, sono bastate poche settimane. Quest'anno, non appena le truppe russe hanno varcato il confine con l'Ucraina, la nostra risposta è stata unanime, decisa e immediata. Dovremmo andarne fieri. Abbiamo fatto riemergere la forza interiore dell'Europa.Ci servirà tutta. I mesi che ci aspettano non saranno facili, né per le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, né per le imprese chiamate a fare scelte difficili sul loro futuro.Sarò molto franca: la posta in gioco è alta, non solo per l'Ucraina, ma per tutta l'Europa e per il mondo intero. Saremo messi alla prova. A farlo saranno coloro che vogliono approfittare della minima divisione tra di noi. Questa non è solo una guerra mossa dalla Russia contro l'Ucraina. È una guerra contro la nostra energia, la nostra economia, i nostri valori e il nostro futuro. È uno scontro tra l'autocrazia e la democrazia.
Questa l'introduzione del discorso sullo stato dell' Unione pronunciato oggi dalla presidente della Commissione Ue davanti al Parlamento europeo.
La von der Leyen ha poi proseguito, parlando del coraggio degli ucraini nell'affrontare l'invasione, non solo militarmente, facendo riferimento all'impegno della first lady ucraina Olena Zelenska, presente a Bruxelles, nel dar supporto ai rifugiati ucraini. Poi ha iniziato a parlare delle sanzioni alla Russia, elencando i motivi per cui starebbero funzionando:
"La solidarietà dell'Europa nei confronti dell'Ucraina resta salda. L'Europa è al fianco dell'Ucraina fin dal primo giorno, con armi, fondi, ospitalità per i rifugiati. E con le sanzioni più severe che il mondo abbia mai visto. In Russia il settore finanziario è allo stremo. Abbiamo estromesso tre quarti del settore bancario russo dai mercati internazionali. Quasi mille società internazionali hanno lasciato il paese.La produzione automobilistica è crollata di tre quarti rispetto allo scorso anno. Aeroflot è costretta a lasciare a terra i suoi aerei perché non trova più pezzi di ricambio. L'esercito russo sta recuperando microchip da lavastoviglie e frigoriferi per riparare le apparecchiature militari, perché ha esaurito i semiconduttori. L'industria russa è alla deriva.
È stato il Cremlino a mettere l'economia russa sulla via della rovina. È il prezzo da pagare per la scia di morte e distruzione lasciata da Putin.Voglio che sia ben chiaro: le sanzioni resteranno in vigore. È il momento della risolutezza, non delle concessioni".
La presidente della Commissione Ue ha confermato gli aiuti finanziari all'Ucraina, aggiungendo che altri seguiranno, per poi rammaricarsi che l'Europa in passato abbia dato credito alla Russia di Putin, dimenticando chi fosse veramente lo zar di Mosca, dimenticando la Cecenia, la Georgia, la Politkovskaya... per arrivare a dire che è necessario affrancarsi dalle dipendenze che in passato hanno legato l'Europa alla Russia, a partire da quella energetica.
"Dobbiamo porre fine a questa dipendenza in tutta l'Europa. Per questo motivo abbiamo trovato un accordo sullo stoccaggio in comune. Attualmente siamo all'84 %: abbiamo superato l'obiettivo che ci eravamo posti. Purtroppo non sarà sufficiente.Abbiamo diversificato l'approvvigionamento, abbandonando la Russia in favore di fornitori affidabili: gli Stati Uniti, la Norvegia, l'Algeria e altri. Lo scorso anno il gas russo rappresentava il 40 % delle nostre importazioni di gas. Oggi la percentuale è scesa al 9 % per il gas via gasdotto.Ma la Russia continua a manipolare attivamente il nostro mercato dell'energia. Preferisce bruciare il gas piuttosto che consegnarlo. Questo mercato non funziona più. Per di più la crisi climatica incide pesantemente sulle bollette. Le ondate di caldo fanno crescere la domanda di energia elettrica, mentre la siccità costringe a chiudere le centrali idroelettriche e nucleari. Di conseguenza i prezzi del gas sono aumentati di oltre 10 volte rispetto a prima della pandemia.Per milioni di imprese e famiglie è sempre più difficile far quadrare i conti. Ma gli europei stanno affrontando con coraggio anche questa situazione. Nei ceramifici del centro Italia gli operai hanno deciso di spostare i turni al mattino presto per beneficiare delle tariffe più basse dell'energia. Provate a mettervi nei panni di questi genitori, costretti ad uscire di casa di prima mattina, quando i figli ancora dormono, per colpa di una guerra che non hanno scelto. È solo uno dei mille modi in cui gli europei si stanno adattando alla nuova realtà.Voglio che l'Unione prenda esempio dai suoi cittadini. Ridurre la domanda durante le ore di punta farà durare più a lungo le scorte e farà scendere i prezzi. Ecco perché proponiamo misure che consentiranno agli Stati membri di ridurre il loro consumo complessivo di energia elettrica.Serve però un sostegno più mirato. Per le imprese, come i vetrai obbligati a spegnere i forni, o per i genitori single che devono pagare una bolletta dopo l'altra. Milioni di europei hanno bisogno d'aiuto.Gli Stati membri dell'UE hanno già investito miliardi di euro per assistere le famiglie vulnerabili. Sappiamo però che non basterà.Pertanto proporremo un massimale per le entrate delle imprese che producono energia elettrica a basso costo. Queste imprese stanno realizzando profitti inaspettati, che non si sarebbero mai nemmeno immaginate. Nella nostra economia sociale di mercato gli utili sono una buona cosa. Ma di questi tempi è sbagliato accumulare proventi straordinari approfittando della guerra, a spese dei consumatori. In momenti come questo i profitti devono essere condivisi e incanalati verso coloro che ne hanno più bisogno.La nostra proposta raccoglierà oltre 140 miliardi di euro che gli Stati membri potranno usare direttamente per mitigare la situazione. Poiché la crisi odierna è legata ai combustibili fossili, anche l'industria dei combustibili fossili ha una responsabilità particolare. Le grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone stanno realizzando profitti enormi. Devono quindi dare un apporto commisurato, versando un contributo di crisi. Le misure che stiamo mettendo a punto, tra cui i massimali di prezzo attualmente al vaglio, sono tutte temporanee e di emergenza.Dobbiamo continuare a impegnarci per abbassare i prezzi del gas. Bisogna garantire tanto la sicurezza dell'approvvigionamento quanto la nostra competitività a livello globale. Elaboreremo quindi insieme agli Stati membri una serie di misure che tengano conto delle specificità delle nostre relazioni con i fornitori, da quelli più inaffidabili come la Russia ai partner fidati come la Norvegia. Ho concordato con il primo ministro Støre l'istituzione di una task force; i lavori sono già iniziati.In agenda c'è anche un altro tema importante. Il mercato del gas è cambiato radicalmente, con il passaggio dal gas trasportato via gasdotto a quantità sempre maggiori di GNL. Tuttavia l'indice di riferimento in uso nel mercato, il TTF, non è stato adattato.La Commissione si adopererà per definirne uno più rappresentativo. Al tempo stesso sappiamo che le imprese del settore energetico fanno fronte a gravi problemi di liquidità nei mercati a termine dell'energia elettrica, che mettono a repentaglio il funzionamento del nostro sistema energetico.Collaboreremo con le autorità di regolamentazione del mercato per attenuare questi problemi modificando le norme sulle garanzie reali e adottando misure volte a limitare la volatilità infragiornaliera dei prezzi.In ottobre modificheremo il quadro temporaneo in materia di aiuti di Stato per consentire la concessione di garanzie statali preservando al contempo la parità di condizioni. Tutto ciò rappresenta un primo passo ma, oltre ad affrontare la crisi nell'immediato, dobbiamo guardare al futuro.L'assetto attuale del mercato dell'energia, basato sull'ordine di merito, non è più nell'interesse dei consumatori. Questi dovrebbero poter trarre vantaggio dalle fonti rinnovabili a basso costo. Occorre arginare l'influenza dominante del gas sul prezzo dell'energia elettrica. A tal fine procederemo a una riforma profonda e onnicomprensiva del mercato dell'energia elettrica.A questo punto va fatta un'altra un'osservazione importante. Mezzo secolo fa, negli anni Settanta, il mondo ha affrontato un'altra crisi dei combustibili fossili. Alcuni di noi ricorderanno i fine settimana senza auto per risparmiare energia. Eppure abbiamo proseguito imperterriti sulla stessa strada. Non abbiamo messo fine alla nostra dipendenza dal petrolio, anzi: i combustibili fossili hanno addirittura ricevuto cospicue sovvenzioni.È stato un errore, non solo sul fronte del clima, ma anche su quello delle finanze pubbliche e della nostra indipendenza. Oggi ne stiamo ancora pagando le conseguenze. ... Quando è scoppiata la crisi petrolifera, la Danimarca ha iniziato a investire massicciamente nell'energia eolica. Ha gettato le basi della sua leadership mondiale nel settore e ha creato decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. Dobbiamo andare nella stessa direzione. Non cercare solo una soluzione rapida ma un nuovo paradigma, un salto nel futuro".
La von der Leyen, nel suo discorso, non ha promosso il nucleare dei Cingoani, dei Calenda, dei Renzi o dei Salvini, ma l'energia prodotta da fonti rinnoivabili, a partire dall'eolico ricordando che sono stati raddoppiati gli obiettivi di REPowerEU:
"entro il 2030 vogliamo produrre nell'Unione europea dieci milioni di tonnellate d'idrogeno rinnovabile all'anno".
La presidente della Commissione Ue ha poi proseguito ribadendo la necessità di spingere sull'energia rinnovabile, anche per combattere il cambiamento climatico, facendo presente, nella sostanza, che i soldi del Pnrr sono stati concessi per andare soprattutto verso questo obiettivo, aggiungendo anche che si discuteranno maggiori flessibilità, in relazione alle norme attuali, per poter facilitare in tal senso progetti e investimenti, anche in modo da salvare l'occupazione.
Poi ha parlato della democrazia europea e dei rischi a cui oggi è sottoposta:
"Vi sono soggetti stranieri che finanziano istituti che minano i nostri valori. La loro disinformazione si sta diffondendo, dalla rete alle aule delle nostre università. Quest'anno l'università di Amsterdam ha chiuso un centro di ricerca che si dichiarava indipendente, ma che in realtà riceveva finanziamenti cinesi. Il centro pubblicava delle cosiddette ricerche sui diritti umani, in cui le prove dell'esistenza di campi di lavoro forzato per la popolazione uigura venivano liquidate come "dicerie". Queste menzogne sono tossiche per le nostre democrazie.... Dobbiamo proteggerci meglio dalle ingerenze malevole. È per questo che presenteremo un pacchetto per la difesa della democrazia, per individuare influenze straniere occulte e finanziamenti sospetti. Non permetteremo a nessuno Stato autocratico di ingannarci per attaccare le nostre democrazie dall'interno.Da più di 70 anni il nostro continente avanza deciso verso la democrazia, ma i benefici di questo lungo viaggio non sono garantiti. Molti e molte di noi hanno dato per scontata la democrazia troppo a lungo. Specialmente chi, come me, non sa cosa significhi vivere sotto il pugno di un regime autoritario. Oggi ci rendiamo tutti e tutte conto di dover combattere per le nostre democrazie, giorno dopo giorno. Dobbiamo proteggerle tanto dalle minacce esterne quanto dai vizi che le corrodono dall'interno.... Oggi vorrei anche soffermarmi sulla corruzione e su tutti i suoi aspetti: agenti stranieri che tentano di influenzare il nostro sistema politico, imprese e fondazioni sospette che abusano del denaro pubblico. Se vogliamo risultare credibili quando chiediamo ai paesi candidati di rafforzare le loro democrazie, dobbiamo eliminare la corruzione anche all'interno dell'Unione.Per questo motivo il prossimo anno la Commissione presenterà misure per aggiornare il nostro quadro legislativo di lotta alla corruzione. Adotteremo un atteggiamento più duro nei confronti di reati come l'arricchimento illecito, il traffico d'influenza e l'abuso di potere, oltre che della corruzione in senso più classico. Proporremo inoltre di includere la corruzione nel regime di sanzioni in materia di diritti umani, il nostro nuovo strumento per proteggere i valori dell'UE all'estero. La corruzione erode la fiducia nelle nostre istituzioni; dobbiamo quindi combatterla con tutta la forza della legge".
In conclusione del suo discorso, Ursula von der Leyen ha annunciato la necessità di migliorare il modo di agire e prendere le decisioni dal parte dell'Ue:
"Qualcuno potrebbe dire che non è il momento giusto. Ma se vogliamo davvero prepararci al mondo di domani dobbiamo essere in grado di intervenire sulle questioni che stanno più a cuore alle persone. E dato che ci stiamo impegnando seriamente per allargare l'Unione, dobbiamo impegnarci seriamente anche per riformarla. Pertanto, come questo Parlamento ha chiesto, ritengo che sia giunto il momento di una convenzione europea".