Per calmierare i prezzi dei carburanti che dal 1 gennaio hanno ripreso a salire schizzando negli ultimi giorni anche ben oltre i 2 euro, dopo che il governo ha rimesso le accise che il governo Draghi aveva tolto, Meloni ha avuto l'intuizione di trovare un colpevole per togliersi qualsiasi responsabilità per quanto sta accadendo: la speculazione!

Così, nel pomeriggio di martedì, ha inscenato a Palazzo Chigi una bella riunione con il ministro dell'Economia, Giorgetti, e il comandante della Guardia di Finanza, il generale Giuseppe Zafarana, per valutare come combattere le speculazioni sui prezzi dei carburanti. 

Il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, non voleva farsi trovare impreparato e ha subito preso carta e penna - si fa per dire - e ha diffuso una nota per far sapere di aver scritto al generale Zafarana, chiedendo di poter "acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate", in modo da poter analizzare "se ci siano state o meno pratiche commerciali scorrette e violazioni alla concorrenza".

Che cosa sta accadendo? Semplicemente questo. 

I miliardi di euro necessari a coprire i mancati introiti delle accise, la Meloni li ha destinati alle coperture per le bollette di luce e gas... senza però rendersi consto che il prezzo di benzina e gasolio sarebbe salito.

Gli aumenti, come dimostrano i dati diffusi da chi si occupa del settore, "in media", rispecchiano ciò che anche le organizzazioni a tutela dei distributori, come ad esempio la Faib, sostengono: cioè che non esiste nessuna speculazione sul prezzo dei carburanti da parte degli esercenti. Inoltre, gli aumenti sono iniziati dal 1 dicembre con l'inizio, parziale, della reintroduzione delle accise.

Ma dato che i post-fascisti ed il circo mediatico che li sostiene non possono ammettere l'errore e non posso dire che non si son i soldi per rimediare, allora si sono inventati il complotto, coinvolgendo la GdF che da stamani ha iniziato a sbandierare ben 2.800 violazioni tra gli esercenti. Meloni e i suoi ministri hanno subito gonfiato il petto e i giornalacci (oltre a radio e tv) che li sostengono ne hanno prontamente diffuso il verbo: "Abbiamo trovato il colpevole per i rincari dei carburanti. Abbiamo le prove."

Peccato però che le 2.800 violazioni, comunque pochine, siano state rilevate a partire da marzo 2022 e non negli ultimi 30 giorni! Ma per i post-fascisti è un dettaglio senza importanza, perché tanto sanno benissimo che i gonzi a cui si rivolgono non lo noteranno neppure.

Ed ecco così che Meloni e compagni, pardon, post-camerati combatteranno i rincari con un decreto legge ad hoc a favore della trasparenza nel mercato dei carburanti a vantaggio del consumatore.

Come? Con il monitoraggio dei prezzi che non sarà più settimanale ma giornaliero, e l'obbligo di esporre il prezzo alla pompa con sanzioni che potrebbero essere comminate dal prefetto!

In pratica, ogni distributore avrà l'obbligo di mostrare un cartello con il prezzo medio stabilito ogni giorno dal ministero dell'Ambiente, accanto al proprio prezzo di vendita. In caso di violazione ci saranno delle sanzioni. In caso di recidiva è prevista la sospensione dell'attività per un periodo tra un minimo di 7 e un massimo di 90 giorni.

Pertanto, come conseguenza di ciò, il prezzo della benzina continuerà a rimanere intorno ai 2 euro, sperando che il prezzo al barile del greggio possa prima o poi diminuire... a meno che non aumenti! 

Per ultimo, va anche ricordato che il ridicolo taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, viene già ampiamente "aasorbito" dal rincaro dei carburanti che, naturalmente, avrà anche conseguenze sui prezzi degli altri prodotti de carrello della spesa. In sostanza, vuol dire che l'inflazione aumenterà.

 Ma i post-fascisti saranno comunque soddisfatti, perché nel frattempo avranno impedito ad una delle navi delle ong di non far annegare qualche centinaio di persone. IN fondo è questo ciò che la Meloni è in grado di fare.